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Il 4 ottobre torna festa nazionale: ecco la proposta che avanza in Parlamento

L’iniziativa di Noi Moderati è sostenuta anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia, con la probabile adesione della Lega. Se approvata, la festività tornerà in vigore a pieno titolo a partire dal 2027

Il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi
Il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi
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A quasi cinquant’anni dalla sua abolizione, il 4 ottobre potrebbe tornare a essere una festa nazionale. È questa la proposta avanzata dal gruppo politico Noi Moderati e sostenuta dalla maggioranza di governo, che punta a ripristinare la festività in onore di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, in occasione degli 800 anni dalla sua morte, che ricorreranno il 3 ottobre 2026. Il testo della proposta di legge – a prima firma del deputato Maurizio Lupi – sarà discusso giovedì alla Camera dei deputati. L’approvazione appare molto probabile, grazie al sostegno già espresso da Fratelli d’Italia e Forza Italia e con la Lega pronta ad allinearsi. Dopo il via libera di Montecitorio, la proposta passerà al Senato per l'approvazione definitiva.

Una ricorrenza “dimenticata” dal 1977

Il 4 ottobre era festa nazionale fino al 1977, quando, per ragioni di produttività e bilancio, diverse festività religiose furono abolite come giorni non lavorativi dalla legge numero 54 del 5 marzo. Tra queste, anche quella dedicata al santo di Assisi, che tuttavia ha continuato a essere celebrata come solennità religiosa e civica in molte città italiane. Nel 1939, san Francesco era stato proclamato patrono d’Italia, insieme a santa Caterina da Siena e, nel 1958, il 4 ottobre era stato riconosciuto degno anche di una festa civile nazionale. Il provvedimento attuale punta a reintrodurre formalmente quella giornata tra le festività riconosciute dallo Stato, al pari di Natale, Pasqua e Ferragosto.

Cosa prevede la legge

Il disegno di legge – che unisce le proposte presentate da Maurizio Lupi e Lorenzo Malagola (Fratelli d’Italia) – è strutturato in tre articoli chiave: istituzione del 4 ottobre come festa nazionale civile e religiosa; promozione di iniziative educative e culturali nelle scuole, nelle istituzioni pubbliche e nel terzo settore, con focus su temi francescani come pace, tutela dell’ambiente, dialogo e inclusione; stanziamento di risorse pubbliche. 10,7 milioni di euro l’anno a partire dal 2027, di cui circa 8,79 milioni destinati al Servizio sanitario nazionale. Le risorse saranno coperte, secondo il testo attuale, attraverso riduzioni di spesa da fondi preesistenti, in particolare dal fondo per interventi strutturali di politica economica istituito dalla legge di stabilità del 2015.

Impatti concreti

Se approvata, la norma entrerà in vigore dal 2027, poiché il 4 ottobre 2026 cadrà di domenica e sarà quindi già giorno festivo. Dal punto di vista pratico, il 4 ottobre verrebbe inserito tra i giorni “rossi” del calendario civile: scuole e uffici pubblici sarebbero chiusi. Nei settori privati, il giorno verrebbe trattato come festivo, con conseguenti maggiorazioni salariali per i lavoratori impiegati. Sarebbero promosse celebrazioni ufficiali e attività educative coordinate anche dal ministero dell’Istruzione. La misura è vista con favore anche da diverse amministrazioni locali umbre, da sempre molto attive nel mantenere viva la memoria del santo.

Il “no” al 19 marzo

Nel dibattito è emersa anche una proposta aggiuntiva, poi respinta, da parte del deputato Dieter Steger (Gruppo misto - Minoranze linguistiche), che chiedeva di rendere festivo anche il 19 marzo, giorno dedicato a san Giuseppe. Il governo ha espresso parere contrario, sia per ragioni di bilancio sia per evitare l’effetto domino che potrebbe portare a richieste di reintegro per numerose altre festività religiose o civili cancellate negli anni.

Una scelta simbolica ma non solo

La proposta, presentata in occasione dell’ottavo centenario della morte del santo, assume anche un forte significato culturale e identitario. San Francesco – noto in tutto il mondo come figura di pace, dialogo e amore per la natura – è da tempo al centro del dibattito su spiritualità, ecologia e diritti umani. “Non è solo una festa religiosa, ma un’occasione per riscoprire i valori fondanti del nostro Paese, in un’epoca segnata da divisioni e conflitti”, ha dichiarato il deputato Lupi. Anche il Presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, in una recente intervista ha definito la proposta “un gesto di attenzione verso i valori universali rappresentati da Francesco, ancora oggi estremamente attuali”.

Cosa ne pensano i laici?

Alcune associazioni laiche e ambienti laicisti hanno espresso riserve sull’inserimento di una festività religiosa nel calendario civile nazionale, sottolineando la necessità di

separare Stato e Chiesa anche nel simbolismo pubblico. Tuttavia, la valenza trasversale della figura di san Francesco – riconosciuta ben oltre il perimetro cattolico – sembra aver attenuato le polemiche, almeno per ora.

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