A Parma vince la neve e perde il calcio dei miopi

A Parma vince la neve e perde il calcio dei miopi

di Tony Damascelli
D’accordo sui giorni della merla. Tutto previsto. Ma vogliamo parlare del calcio dei polli. O degli asini. Previsto anche questo. Cambiando l’ordine degli animali il prodotto non cambia. Nevica, saltano le notturne. Nebbia in val Padana, idem come sopra, niente football. Gelo da nord a sud. Non si gioca. Piove governo ladro, ma questa è un’altra storia anche se si hanno ricordi di arbitri muniti di ombrello.
A gennaio può accadere, lo diceva Bernacca, lo conferma Giuliacci, basta consultare barometri e termometri. Dove sta la notizia? Ormai è un classico, una commedia prevista. Comandano le televisioni, con i loro milioni tengono in piedi il giocattolo costosissimo, senza quei soldi tutti i club, grandi e piccoli, sarebbero inguaiati, ridotti al calcio a cinque, alla faccia del ranking Uefa.
Dunque il prime time, sarebbe la prima serata per chi non frequenta le lingue, è l’orario ideale per mandare in onda lo spettacolo più bello del mondo, una partita di pallone, anzi tutte le partite di pallone quando l’appuntamento è infrasettimanale. Il fatto coincide con la stagione peggiore e più rischiosa per il clima? Un dettaglio.
Domanda: come mai il calendario delle coppe europee è sospeso in questo stesso periodo? Forse perché sono tutti in vacanza? O le meteorine si sono trasferite in Svizzera? O forse perché a Nyon ritengono che sia più intelligente e opportuno non sfidare l’inverno con tutti i suoi optionals?
Eppure si lamentano tutti, allenatori e calciatori, così non si può andare avanti, protestano, si agitano. Scelgono, invece, il silenzio diplomatico, imbarazzato e imbarazzante, i dirigenti che pensano soltanto all’incasso televisivo per riequilibrare bilanci precari e pagare salari a se stessi e ai dipendenti. Se poi i tifosi sono costretti, in caso di nebbia, a immaginare l’evento, se poi i calciatori rischiano le gambe e altro sul ghiaccio e lo stesso azzardo riguarda il pubblico sulle gradinate polari, chissenefrega, tanto in tribuna d’onore ci sono coperte, the caldo e riscaldamento con serpentina e il montepremi è al sicuro. Non infierisco, la demagogia è facile e comoda, ma il problema sussiste e viene riproposto puntualmente. La sosta natalizia, in omaggio alle esigenze famigliari e turistiche dei calciatori, costringe poi a ricorrere ai turni di mezza settimana, infischiandosene
dei tifosi in trasferta che in quei giorni dovrebbero lavorare. Nemmeno i teloni protettivi, il riscaldamento sotto il prato, gli spalatori volontari e a gettone, i trattori e i camioncini, riescono a modificare il quadro. Prevedo vertici per fissare nuove date ideali per il recupero, sempre di sera, ovviamente.

Una volta si giocava il giorno appresso (ricordo, a memoria, un Toro-Milan, bloccata per una spettacolare nevicata al Comunale, con il presidente Orfeo Pianelli che fece questa testuale promessa: «Dumàn basteranno dieci spallatori», con doppia elle perché a spalle sarebbe stato sicuramente più facile). Bei tempi, senza tivvù e senza ranking. Fa freddo, da qualche parte nevica che è un piacere, la merla se la ride, in diretta su tutte le reti e su tutti i comignoli.

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