da Parma
Lassemblea straordinaria di Parmalat in programma ieri mattina in terza convocazione per dare il via libera a un aumento di capitale fino a un massimo di 95 milioni al servizio dellesercizio dei warrants non si è tenuta per il mancato raggiungimento del quorum (il 20% delle azioni). Di fatto uno stop imposto dalle banche italiane, Capitalia e Banca Intesa in testa, che con la loro assenza hanno dato un chiaro segnale allamministratore delegato Enrico Bondi. «Ancora una volta chi ci rimette sono i piccoli risparmiatori», ha commentato Bondi uscendo dallAuditorium Paganini di Parma. Laumento di capitale, previsto dal concordato, era finalizzato ai «risparmiatori traditi» e coinvolti dal crac Parmalat che ora dovranno attendere ancora per riavere qualcosa rispetto a quanto investito nell'era Tanzi. Quando il presidente di Parmalat Spa, Raffaele Picella, ha chiuso la parte straordinaria dellassise dichiarandola «deserta per il mancato raggiungimento del quorum», erano presenti 78 azionisti (in persona 15) pari al 15,69% del capitale. Cerano il Monte Paschi che comunque è sotto il 2% del capitale Parmalat e i grandi investitori istituzionali stranieri che sostengono Bondi. Rispetto alle azioni depositate in vista dellassemblea, però, non si sono presentati Capitalia (che ha il 5,3%) e SanPaolo Imi che è sotto il 2%. Insieme le due banche hanno fatto mancare circa il 7% delle azioni e il quorum per lassemblea straordinaria. Banca Intesa, invece, non aveva nemmeno depositato le azioni (è socia con il 2,282%) quindi era già chiaro che non avrebbe partecipato. È stata lennesima conferma che tra Bondi e le banche italiane la tensione è sempre forte.
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