Parmalat I fondi all’attacco di Bondi convincono il mercato

Venti di guerra alla Parmalat: i fondi Mackenzie, Skagen e Zenit, soci con una quota complessiva pari al 15,6%, si preparano a presentare una lista comune per il nuovo Cda del gruppo. I nomi non ci sono ancora, l’obbiettivo dichiarato, su richiesta della Consob, cambiare la gestione e dare valore agli azionisti anche attraverso acquisizioni. Quello vero, almeno secondo il mercato, è «pensionare» l’ad del gruppo, Enrico Bondi, e mettere le mani sul tesoretto da 1,4 miliardi incassati in questi anni dall’azienda attraverso le transazioni con le banche coinvolte nel crac del 2003. Proprio un anno fa il risanatore del gruppo aveva detto no alla richiesta di Mackenzie, suo maggior azionista col 7,84%, di distribuire la liquidità agli azionisti con l’acquisto di azioni o con un dividendo straordinario.

E ieri la prospettiva di una politica dei dividendi più generosa ha spinto il titolo in Borsa (+5,4% a 2,26 euro). Ma Bondi non è uso a deporre in fretta le armi e c’è da aspettarsi che darà battaglia, per garantire la continuità della gestione.

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