Vincitore della prima edizione del Premio Nobel nel 1901, il francese René-François-Armand Prudhomme inaugura anche le controversie su quello che doveva diventare il più ricco e prestigioso premio del mondo. Tutti si aspettavano che il riconoscimento andasse a Lev Tolstoj, che uno dei giurati svedesi criticò per la sua «miope ostilità a ogni forma di civilizzazione», e invece fu premiato lo sconosciuto «parnassiano». Figlio di un negoziante (nasce a Parigi nel 1839), la sua forte inclinazione per le scienze lo destina a diventare ingegnere, ma una malattia allocchio lo costringe a ripiegare sugli studi di diritto e a lavorare presso un notaio. Uninfelice storia damore gli ispira le prime liriche venate di malinconia, e nel 1865 pubblica il volume di versi Stanze e poesie, favorevolmente recensito da Sainte Beuve. Ma la sua tendenza a confrontarsi con tutti gli aspetti del mondo moderno lo fa aderire al movimento dei parnassiani (il Parnaso era il monte sacro ad Apollo), che reagiscono agli eccessi sentimentali del romanticismo, esaltano il riserbo personale e respingono limpegno sociale e politico del poeta.
Nel 1869 pubblica Le solitudini e traduce Lucrezio. Lanno dopo, allo scoppio del conflitto franco-prussiano, si arruola nella milizia e scrive un libro di impressioni sulla guerra. Abbandonata la lirica pura, la sua poesia si fa introspettiva e filosofica. «La filosofia mi consente di tuffarmi a profondità vertiginose e la poesia mi permette di sentirvi lorrore dellinfinito e lammirazione per la natura vivente», scrive. Nel 1878 pubblica La giustizia e dieci anni dopo La felicità, due lunghi poemi filosofici in cui si riflettono la nobiltà delle sue idee e il suo elevato spirito religioso.
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