GerusalemmeUna delle ultime fotografie è stata pubblicata da una coppia: si baciano tenendo in mano due passaporti, lui quello israeliano, lei quello iraniano: «Sono israeliano, ho 30 anni e amo la mia ragazza iraniana. Le donne persiane sono sexy e adorabili. Le nostre culture e le nostre origini non sono mai state un problema, in realtà abbiamo gli stessi ideali», c'è scritto sotto. «Israel loves Iran», Israele ama l'Iran, è un sito e una pagina Facebook creato una settimana fa da una coppia di giovani grafici israeliani. In poche ore, sul sito sono state postate centinaia di fotografie di cittadini israeliani, cartelli alla mano di solidarietà con il popolo iraniano, messaggi d'amore. Teheran sostiene che il suo programma atomico abbia scopi civili, ma per Israele e la comunità internazionale, l'Iran sarebbe vicino alla costruzione dell'arma nucleare. Se soltanto qualche giorno fa il quotidiano Haaretz scriveva che il premier Benjamin Netanyahu sta preparando l'opinione pubblica israeliana a un attacco contro l'Iran, ora sembra che una parte dell'opinione pubblica stia rispondendo.
Dall'Iran sono arrivate reazioni entusiastiche. Con grande sorpresa degli ideatori del sito, soltanto poche ore dopo l'inizio della campagna, una ragazza iraniana ha messo online allo stesso indirizzo una sua fotografia, il viso coperto da un cartellone con la scritta: «Israele anche noi ti amiamo. Amici israeliani, non vi odio». Pochi giorni dopo, un architetto, Majid, 34 anni, ha aperto una pagina Facebook: «L'Iran ama Israele». Se le fotografie degli israeliani sono a volto scoperto, gli iraniani che inviano immagini hanno spesso il viso nascosto da cartelloni o scritte, per timore che il regime possa arrestare chi partecipa all'iniziativa.
I messaggi arrivano comunque, da entrambe le parti. «Iraniani, non bombarderemo mai il vostro Paese», è il colorato slogan della maggior parte delle fotografie. «Se gli iraniani non dicono abbastanza di amarvi, non è perché non lo facciano, ma per la mancanza di libertà. Penso che possiate capire le difficoltà», è una delle risposte in arrivo dall'Iran. Sono molte le fotografie messe on line da iraniani e israeliani che vivono all'estero, abituati a venire a contatto in terra straniera con quelli che in patria sono considerati nemici. Due medici di Londra hanno spedito la loro fotografia in camice con in mano un foglio di carta con la scritta in penna: «Sono israeliano», «Sono iraniano». Si abbracciano sotto il titolo: «Alla fine siamo tutti fratelli». C'è anche chi pubblica spiegazioni storiche sull'Iran, racconta le proprie tradizioni; altri immaginano viaggi finora impossibili: «Spero vedere voi presto, cioè vedere voi qui in Iran», scrive un iraniano in un inglese stentato. Siamo una famiglia che vive nel centrosud di Israele, in una fattoria. Ci piace viaggiare. Vorremo poter visitare l'Iran».
Gli ideatori dell'iniziativa, che ha attirato l'attenzione dei mass-media nazionali, di personalità della cultura e dello spettacolo in Israele, hanno dovuto mettere il lavoro da parte. Rony Eldry e la moglie Michal Tamir raccontano al quotidiano Haaretz di passare il tempo con alcuni amici a leggere e mettere online centinaia di messaggi in arrivo da tutto il mondo. «Gli iraniani vedono la nostra pagina e sono pieni di entusiasmo», ha detto Michal. Eppure, nonostante la frenesia telematica e i propositi pacifisti, la realtà nelle alte sfere della geopolitica regionale è un'altra.
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