Roma

Il parroco degli artisti contro i concerti in piazza

Parla don Marco di Santa Maria in Montesanto a piazza del Popolo

Valeria Arnaldi

Nuove proteste contro l’Estate Romana si aggiungono a quelle di cittadini, residenti del centro storico e di alcuni municipi «esclusi». Questa volta, a opporsi al concerto inaugurale della manifestazione, che la sera del 28 giugno vedrà esibirsi Renzo Arbore in piazza del Popolo, è monsignor Marco Frisina, rettore della Chiesa degli Artisti, Santa Maria in Montesanto. L’amplificazione dei concerti nella piazza, infatti, avrebbero già in passato messo a rischio la chiesa stessa, provocando crepe e il crollo di alcuni stucchi. «Quando la piazza ospita eventi musicali la cupola - spiega Frisina - diventa una cassa acustica, amplifica il rumore e crea un forte rimbombo. Non è possibile celebrare le funzioni, perché il frastuono impedisce di restare all’interno della chiesa». Sotto accusa i grandi concerti di musica rock e pop, come qualsiasi iniziativa che preveda l’uso di una potente amplificazione. «Tempo fa abbiamo esposto le nostre preoccupazioni al Comune - prosegue il monsignore - ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Pensiamo che sarebbe meglio spostare i concerti in sedi più consone. Purtroppo, però, la scenografia della piazza fa gola a tutti, soprattutto agli sponsor delle iniziative. Temo che le istituzioni si renderanno conto della gravità della situazione solo quando ci sarà un consistente cedimento strutturale». I danni già registrati non hanno per ora convinto chi di dovere a «trasferire» i concerti. Durante le ultime manifestazioni, la chiesa è stata scossa da continui «terremoti». Molte le crepe che corrono dal soffitto alle pareti, tagliando in due perfino la cupola del Bernini. Sono crollati anche alcuni degli stucchi realizzati da Filippo Carcani, senza parlare del rischio corso dalle quattro colonne del pronao, che in precedenza ornavano i campanili di San Pietro - abbattuti nel 1646 per problemi di stabilità - e le otto sculture di monache sull’attico. A rischio anche i molti dipinti all’interno. «Il problema - prosegue monsignor Frisina - riguarda anche Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria del Popolo. Tra queste tre strutture, infatti, non vi sono palazzi che possano assorbire le onde acustiche e le scosse si propagano molto velocemente. Al di là del valore religioso, queste chiese sono musei-gioiello che vengono, troppo spesso, messi a rischio per inettitudine».
Anche la «gemella» Santa Maria dei Miracoli vanta quattro colonne provenienti dai campanili di San Pietro, 10 statue di scuola berniniana e la copia cinquecentesca dell’immagine della «Vergine dei Miracoli» - cui la chiesa deve il nome - con la quale papa Alessandro VII trasferì in questa sede il culto omonimo.
Ancora più difficile stimare i possibili danni alla quattrocentesca Santa Maria del Popolo. Qui hanno lavorato Bramante, Pinturicchio, Bernini, Fontana, Annibale Carracci, Sebastiano del Piombo e Alessandro Algardi. Senza dimenticare le due tele di Caravaggio, «Crocefissione di San Pietro» e «Conversione di San Paolo», del 1600 e 1601. «Tesori - conclude il monsignore - che tutto il mondo ci invidia e che proprio Roma sembra aver dimenticato. Siamo aperti all’arte e ai nuovi linguaggi, ma ogni iniziativa deve trovare una sede consona. Piazza del Popolo non è adatta a musica e rumori forti.

Rischiamo di rovinare la nostra città».

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