Il parroco diventa papà Il paese: "Deve restare"

Don Sante rinvia ogni decisione a martedì, dopo la fiera di San Bartolomeo. Ma i suoi fedeli l'hanno già assolto: organizzata una raccolta di firme in sua difesa

Il parroco diventa papà 
Il paese: "Deve restare"
Padova - Per conoscere la «sua» Verità, sarà necessario attendere fino a martedì prossimo. Don Sante Sguotti, 41 anni, parroco di Monterosso, paesino di 780 abitanti a un soffio da Abano Terme, in quel dei colli Euganei, ha fissato la propria linea: fino a quel giorno si chiuderà in un silenzio assoluto. Per evitare così, sono almeno le sue intenzioni, che il soffio di questa pruriginosa buriana di paese che accosta tonache talari e gonnelle femminili, portando con sé la voce della conseguente nascita di un bel bambino, non finisca per scaravoltare anche le bancarelle dell’annuale festa parrocchiale del patrono, San Bartolomeo, tuttora in corso. Di più: oggi don Sante non celebrerà nemmeno la messa perché «non è il caso di strumentalizzarla - ha spiegato - dato che ci sono altri momenti per parlare».

Se si tratti di una calunnia non si sa quindi ancora con certezza, ma la voce è proprio quella lì: il giovane e aitante parroco avrebbe una compagna e sarebbe addirittura diventato papà. Un venticello che a Monterosso soffiava in realtà da mesi e che con il tempo ha preso corpo, anche tipografico, diventando infatti proprio ieri titolo cubitale sul quotidiano Il Mattino di Padova. Un «taglio» centrale su quattro colonne, proprio in prima pagina, che avrebbe spinto a un deciso interventismo il vescovo patavino, monsignore Antonio Mattiazzo, pare peraltro già informato su tutto da una suora alla quale don Sante si sarebbe confidato contando sulla sua discrezione.

Così non è stato. Di lì l’invito vescovile al parroco di astenersi dal celebrare l’eucarestia, unita alla presentazione delle dimissioni dal ruolo di pastore delle 780 anime euganee. Anche questa, per ora, è una voce, dato che ufficialmente la Curia si è limitata a comunicare che «il vescovo attende di fare chiarimenti con gli opportuni mezzi».

A non attendere, invece, è la comunità dei parrocchiani, schierata per la stragrande maggioranza con don Sante, a prescindere dalla veridicità o no delle ciacole che circolano sui di lui. Così, tra gli stand della locale «Festa del bigolo», tradizionale celebrazione di un antichissimo quanto ultra veneto formato di pasta dal nome dialettale, sono decisamente di più coloro che si esprimono a favore del parroco. Arrivando a dichiararsi a favore di un eventuale perdono nei confronti del sacerdote anche se quella sua «scivolata» così terrena dovesse essere confermata dai fatti.

Una levata di scudi, quella dei fedeli, che nei giorni scorsi si era tradotta in raccolta di firme di solidarietà con padre Sguotti, da sempre battagliero su diversi fronti, nonché assistente spirituale dell’associazione Welcome, che assiste le prostitute. Motivo di più, tutte quelle firme scaturite dal popolo dei fedeli, per spingere il vescovo a intervenire con una propria lettera indirizzata ai parrocchiani. «Il trasferimento e la cessazione dall’incarico di un parroco non avvengono a motivo di firme a favore o contro, ma per valutazione pastorale del vescovo - puntualizza il messaggio episcopale -. Nel caso specifico era previsto per don Sante un normale avvicendamento, se egli stesso non avesse chiesto un incontro con il vescovo, informandolo che rinunciava a celebrare in parrocchia perché si sentiva delegittimato da voci diffuse sul suo conto».

La missiva, dopo i puntini posti sulle «i» da monsignor Mattiazzo, prosegue con il resoconto puntuale di incontri e scambi epistolari, fino a giungere alla precisazione conclusiva: «Il vescovo ha rinnovato al parroco l’invito di dare le dimissioni

entro il 18 agosto, con effetto dal 10 settembre. A questa richiesta non c’è stata risposta. Il vescovo chiede al Signore e invita la comunità a pregare affinché conceda di uscire presto da questa situazione di sofferenza».

Un invito al quale il battagliero don Sante ribatte - visto che la battaglia sembra doversi giocare in buona parte sulle firme - sfidando la Curia a raccogliere almeno 40 sottoscrizioni di abitanti dai 12 anni in su a sostegno della sua «cacciata». «Rappresenterebbero il 5% dei fedeli - calcola il prete -. Chiedo troppo?».
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