Il parroco mite di Cesino ucciso senza un perché

Gentile dottor Lussana, il 19 maggio 1945, alle ore 22 e 45, una decina di individui armati prelevava dalla canonica e uccideva a colpi d’arma da fuoco alla nuca don Colombo Fasce, parroco di Cesio, frazione di Pontedecimo.
L’omicidio, anche se in mancanza di testimonianze dirette e di prove certe, e soprattutto di chiari moventi, è stato sempre attribuito a elementi ex-partigiani, o comunque al clima di eccesso ideologico scatenatosi dopo la fine del conflitto.
A ricordarlo, non sono stati solamente autori «schierati» come il cappuccino Fra Ginepro da Pompeiana, o il senatore Giorgio Pisanò, ma anche opere accuratissime e non certo «neofasciste» come il «Martirologio del clero italiano nella II guerra mondiale e nel periodo della Resistenza», edito nel 1963 dall’Azione cattolica italiana, o nel documentatissimo «Storia dei preti uccisi dai partigiani» del giornalista Roberto Beretta stampato nel 2005.
Opera, quest’ultima, realizzata anche con testimonianze raccolte sui luoghi dove i fatti di sangue - oltre 130 - si svolsero.
Sacerdote profondamente buono e interamente votato al bene del prossimo, don Colombo Fasce è ancora oggi ricordato nella frazione di Cesino, e nel cuore dei suoi parrocchiani, come un uomo che si è sempre distinto per elevatissime qualità cristiane.
Non è così a livello ufficiale. La pesante cappa di conformismo, l’omertoso silenzio di sedicenti «cattolici» (tanto per intenderci, quelli che vanno Messa con «Repubblica» sotto il braccio), la ripetizione ossessiva dei riti e dei miti della memorialistica comunista locale, impediscono - da oltre sessant’anni - di ricordare con il dovuto omaggio la mite, e pur tanto luminosa, figura di un sacerdote che fu soppresso in circostanze così tragiche.
Gentile dottor Lussana «Genova non dimentica», recitavano gli scontati manifesti affissi con dovizia sui muri genovesi circa un mese fa. Dimentica, dimentica.
Quando «deve», la Genova del potere dimentica eccome. O fa, come si dice, «da scemo per non pagare dazio».

Ma per fortuna, a fronte di una Genova allineata alla memoria parziale di palazzo, a fronte di una Genova che «non dimentica», esiste un’altra Genova.
Una Genova che ricorda benissimo.
Con la stima di sempre.
Genova

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