An, parte da Genova la sfida contro Fini

Storace, Bornacin e Plinio in lotta per la Voglia di destra

Fa un certo effetto. Francesco Storace che dice: «Resto in An per militanti come Giorgio e Gianni, che hanno portato pietre al partito e che adesso meriterebbero un rispetto che invece non hanno da Fini». Non è stato sempre così. C’è stato un tempo in cui Giorgio Bornacin il parlamentare e Gianni Plinio il capogruppo in Regione all’ex ministro della Sanità non le mandavano a dire, in quel gioco di correnti che a lungo ha fatto rabbrividire il partito. Potenza della «Voglia di destra» che il senatore romano sta portando in giro per l’Italia, e che ieri a Genova ha presentato in un convegno organizzato dal Sindacato Liberi Scrittori Nord Ovest al quale sono intervenuti lo scrittore Piero Vassallo e l’avvocato Mario Sossi, presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione.
È la battaglia contro Fini, reo di aver annacquato l’identità di An a suon di sì, alla fecondazione assistita, al voto agli immigrati, al Corano nelle scuole. Storace chiede il congresso nazionale, «perché Fini ha il diritto di fare proposte nuove, ma il partito ha il diritto di farne altre, ed è al congresso che si raccoglie il consenso: per statuto si deve fare ogni tre anni, ne sono passati cinque», e minaccia la scissione: «Non è il fine che perseguo, ma vorrei capire se lo persegue Fini»: «Sono anni che An vede il suo leader procedere a strappi. Io vorrei solo che chiedesse il parere degli iscritti. Un leader che vuole aspirare democraticamente alla successione della Cdl dev’esser democratico prima a casa sua».
E allora è da qui, da Genova, che parte la sfida. Con le amministrative da vincere: «Enrico Musso deve trasmettere emozioni, l’orgoglio dell’appartenenza, e non grigiore. Quello che Fini non sa più fare». E con un «simbolo che sostanzia l’identità del Paese» come Sossi da valorizzare in questa corsa: «Siede alla mia destra, vedete - sorride Storace -. Ne sono fiero, c’è bisogno della sua forza simbolica».

Genova, come tutte le città, andrà a congresso provinciale proprio prima del voto, non una scelta facile lavare i panni sporchi in campagna elettorale. Vero, annota acido Storace, «ma se nostro signore Gianfranco ha deciso così non possiamo che adeguarci».

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