Quale deve essere, allo stato attuale, l'impatto estetico dell'orologio maschile, per raccogliere consenso ed incontrare le esigenze di un pubblico sempre meno disposto a subire «passivamente» una scelta? Nell'haut de gamme, positivi riscontri si sono delineati per l'orologio di forma in metallo prezioso, con una notevole incidenza del rettangolo e del carré, temi sui quali hanno sviluppato le loro creazioni, tra gli altri, Cartier, Baume & Mercier, Dunhill, Zenith, JeanRichard, Parmigiani, Chronoswiss, Ulysse Nardin, Bulgari, e, dulcis in fundo, Rolex con il remake del Cellini nell'ambito della collezione Prince. Soluzioni che rimandano con chiarezza, anche sotto il profilo dimensionale, alle geometrie, all'essenzialità e alla praticità funzionale propri di un design tipico degli anni 60/70. Un periodo che, benché coincidente con una gravissima crisi dell'orologeria tradizionale svizzera, portò alla ribalta un nuovo modo di concepire l'orologio non legato solo alla massimizzazione della sua precisione, ma anche, all'esplorazione delle sue potenzialità estetiche. Esplorazione che, comunque, affondava le radici in uno dei momenti più creativi del '900, ossia l'Art Déco, oggetto, all'alba del terzo millennio di un'attenzione particolare da parte delle Maison, perché mix straordinariamente dinamico tra angoli e curve, concentrato di eleganza senza tempo.
E, quindi, questo naturale processo di recupero della raffinatezza vintage non poteva esimersi dal riproporre le casse carré galbé, come nel Tradition di Raymond Weil oppure nell'Easy Diver di Roger Dubuis, oppure ancora nel Radiomir di Panerai. L'estetica, comunque, non si riduce solamente al concetto strutturale, ma investe anche il lato propriamente grafico attraverso il quale l'orologio «comunica» il trascorrere del tempo: il quadrante.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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