«La partita per Opel è ancora aperta» Fiat resta alla finestra

«Il finale per Opel è ancora tutto da decidere, General Motors continua a parlare con diversi investitori. In questo momento, con Magna, esiste solo una dichiarazione d’intenti senza vincoli legali». Le dichiarazioni di Fred Irwin, presidente della società fiduciaria incaricata di amministrare temporaneamente la casa automobilistica di Rüsselsheim, riportate ieri sul quotidiano Handelsblatt, si prestano a due interpretazioni: il tentativo di Fritz Henderson, amministratore delegato di Gm, di alzare la posta e costringere Magna a essere più generosa (non bisogna dimenticare, in proposito, che Detroit vuole riservarsi la possibilità di tornare in possesso di Opel, una volta risanata; altra pressione sugli austro-canadesi, poco inclini però a sottoscrivere questa clausola); la presa d’atto che l’opzione Magna, in cordata con i russi di Gaz e Sberbank, consegnerebbe di fatto - e chiavi in mano - il patrimonio Opel a Vladimir Putin.
Secondo il quotidiano tedesco il cambio di strategia del gruppo Usa sarebbe direttamente legato all’aumento delle vendite realizzato da Opel grazie ai contributi pubblici per la rottamazione e ai buoni risultati conseguiti dall’ammiraglia Insignia. Ciò non toglie che i pretendenti tagliati fuori dopo i recenti lunghi negoziati con Gm e Berlino sono pronti a farsi avanti nuovamente. Tra questi, molto attivi sono i cinesi di Baic che stanno passando al setaccio i conti della casa automobilistica. Impegnato nella due diligence è pure Ripplewood, anche se è opinione diffusa che il fondo americano potrebbe essere solo una soluzione temporanea per Opel nel caso la vendita al gruppo Magna non andasse in porto. L’azienda guidata da Carl-Peter Forster, infatti, ha bisogno di un vero partner industriale. Ecco allora rispuntare anche l’ipotesi Fiat. Per ora l’amministratore delegato Sergio Marchionne continua a restare alla finestra, convinto di aver messo nelle mani di Gm e del governo di Berlino l’unico programma di rilancio valido per la casa tedesca.
Marchionne, poi, sa di poter contare sul governo italiano, pronto a dare il suo apporto sul piano del rispetto delle regole Ue in tema di concorrenza. Nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, aveva confermato la possibilità di un «forte intervento» perché si mantenga la libera concorrenza europea nel settore dell’auto.
Scajola ha poi assicurato il pressing di Palazzo Chigi affinché Bruxelles vigili «con molta attenzione sugli aiuti di Stato che alcuni Paesi (Francia e Germania, in particolare) hanno dato o si accingono a dare, come sembra profilarsi nel caso di Opel».


In proposito i vertici di Magna stanno trattando in questi giorni con le autorità di Regno Unito, Spagna e Belgio, gli altri Paesi dove esistono fabbriche Opel (Vauxhall oltre la Manica) proprio per garantirsi nuovi finanziamenti.

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