Le colpe della Lega ricadranno su tutti i partiti. Che, in questo momento di terremoti padani, temono sismi in casa loro per gli stessi motivi che hanno indotto i Bossi, Umberto e Renzo, ad abbandonare la cadrega: come vengono utilizzati i rimborsi elettorali, formula lessicalmente gentile che ha sostituito (in modo truffaldino) i vecchi e diffamati finanziamenti pubblici? È arcinoto che solo un terzo delle ingenti somme serve per pagare spese autentiche (gestionali, stampa e propaganda eccetera). Due terzi se ne vanno chissà in quali tasche e senza lo straccio di una giustificazione.
Nelle stanze del Carroccio è stata aperta una breccia e la magistratura ci si è infilata scoprendo altari e altarini. Potrebbe essere l’inizio di un repulisti in varie segreterie sospette. E, immaginiamo, sarebbero guai. Perché se è vero che i leghisti hanno deragliato e si sono rivelati meno onesti di quanto volessero far credere, è altrettanto vero che altri partiti (ex Margherita e Luigi Lusi insegnano) hanno bilanci poco o punto controllati, in cui si può celare qualsiasi nefandezza. In ogni caso, i leader politici tremano e cercano di correre ai ripari per scongiurare il rischio di scandali che peggiorerebbero la reputazione già pessima del sistema. Non ci riferiamo soltanto ai sondaggi circolanti, secondo i quali la fascia di cittadini che ha ancora fiducia nei professionisti della politica è ai minimi storici (fra il 4 e il 6 per cento), ma anche all’amministrazione allegra dei fondi ricevuti dallo Stato. Questo è un punto assai delicato. Bastano alcune cifre italiane, paragonate a quelle incassate per le stesse ragioni politiche in altri Paesi, a far venire i brividi al lettore. Limitiamoci alla contabilità del 2010. I nostri partiti hanno incamerato complessivamente la bellezza di 295 milioni di euro. Quelli tedeschi 125. Quelli francesi 73. Quelli spagnoli 75. Quelli inglesi 12. Non sappiamo se ci siamo spiegati. Rileggete la classifica milionaria e, se la rabbia non vi avrà accecato, non perdetevi il resto dell’articolo.
Infatti, c’è un ulteriore dato sconcertante. Entro l’estate i signori del Palazzo, che poi si stupiscono perché monta l’antipolitica, incasseranno altri 200 milioni di euro. Così, tanto per gradire. Qualcuno, provvisto di un minimo senso del pudore, si è accorto che non esiste ragione al mondo per cui una simile montagna di denaro venga elargita senza che vi sia l’obbligo di rendicontazione da parte di chi la percepisce. E allora si è premurato di presentare proposte di legge per disciplinare la materia e renderla digeribile. Il numero di tali proposte è elevato: 39 , delle quali 19 dormono alla Camera dei deputati e 20 al Senato. Il sonno dura dall’avvio della legislatura ossia quattro anni circa. Ci siamo tolti lo sfizio di verificare il contenuto di ciascuna di esse e abbiamo scoperto che nessuna, sottolineiamo nessuna, suggerisce di ridurre la quantità abnorme di milioni che ora costituisce il montepremi per i partiti. Un problema, quello della smodata copiosità dei rimborsi, che i parlamentari firmatari dei provvedimenti non si sono nemmeno posti. Incoscienza o sfacciataggine? Entrambe le cose, probabilmente. Forse c’è anche una dose di ignoranza.
Nell’eventualità,li invitiamo a prendere atto della classifica europea sopra riportata, dalla quale si evince che la politica italiana primeggia solamente in un campo: quello dei quattrini pubblici divorati in cambio della più assoluta inefficienza. Su come siano impiegati tanti soldi, attendiamo lumi, possibilmente prima che la magistratura accenda la luce e mostri la vergogna di chi non ne ha.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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