Un Partito degli immigrati alle Provinciali 2009

I «nuovi» italiani non credono nei «vecchi» partiti. E così ne hanno fondato un altro: «Nuovi Italiani Partito Immigrati». Con un traguardo immediato. Prendere parte alla corsa per le Provinciali 2009, subito dopo per le Europee. Ieri è stato presentato a Milano nome e simbolo del movimento, cinque mesi dopo lo sbarco nella Capitale. La neonata formazione si definisce «progressista, riformista, democratica». Al centro dell’azione «la vita e le condizioni della persona». Anzi degli immigrati, arrivati in Italia con l’anelito della rappresentatività e presto delusi dai partiti italiani e dai suoi esponenti «occupati a difendere soltanto i propri interessi».
La parola magica spunta dopo una manciata di minuti. Parla il vicepresidente Marco Angelelli: «Tre milioni di stranieri regolarmente residenti in Italia e, tra loro, i circa 400mila della Provincia di Milano, sono stufi della casta». Per questo, «intendiamo dare risposte sincere alla popolazione di nuovi italiani che, pagando le tasse e rispettando le leggi, hanno tutto il diritto di concorrere attivamente alla vita politica del Paese». L’ennesimo partito, allora. «Certo, anche se a entrare nei ranghi tradizionali ci avevamo provato alle scorse elezioni nazionali - ammette Angelelli (che come riportato giovedì dal «Giornale» è un ex dell’Italia dei Valori «tradito» dalla dirigenza, ndr) -. Eravamo riusciti a candidare nelle liste dell’Idv due cittadini italiani di origine marocchina, oltre al rappresentante dei musulmani in Italia. Il risultato, invece, fu che coi voti della seconda generazione d’immigrati a Torino in Senato c’è andata Franca Rame. Li avevano messi in fondo alle liste». Eppoi, altro che Pd: «Alle Primarie hanno ammesso il voto degli immigrati senza alcuna garanzia sui brogli. Siamo stati usati».
Il desiderio di far sedere nelle assemblee legislative eletti provenienti da tutto il mondo non è però passato. L’ambizione è di far confluire nel Nipi il maggior numero di nazionalità ed etnie possibili. Nell’organigramma figurano già rappresentanti di Egitto, Sierra Leone, Brasile, Tunisia, Marocco e Romania. Aggiunge il coordinatore milanese Fabio De Lumè: «Una delle prime mosse che faremo è stringere rapporti con la comunità cinese di via Sarpi; del resto, il dialogo è stato intrapreso con Stati Uniti, Australia e Pakistan». Giurano che è possibile mettere attorno a un tavolo candidati così eterogenei per area geografica e obiettivi d’integrazione. Il portavoce romeno, ad esempio, vorrebbe poter trovare un partner nella comunità rom «per far uscire finalmente quel popolo dalla discriminazione e dall’emarginazione». Tranquilli, «basta far riferimento a un corpus di valori comuni, che nel nostro caso è la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea», promettono. «E la Costituzione italiana, ovvio».
Qualcuno pensa sin d’ora alle possibili alleanze in vista delle urne. «Ma gli immigrati sono di destra o di sinistra?». Domanda ingenua, semplicemente evasa: «Di sicuro siamo moderati, staremo alla larga dagli estremismi. Stando così le regole della competizione elettorale, è chiaro che dovremo accordarci con chi di volta in volta sarà compatibile con il nostro programma».

A proposito di programma, sul sito del partito risulta «in allestimento». Eppure, ecco le priorità dichiarate alla prima uscita milanese: «Cittadinanza italiana agli immigrati subito, lotta alla criminalità, una legge per risolvere la questione dei clandestini e...la pace tra i popoli».

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