nostro inviato
a Melbourne
Non è un campione viziato. Lo garantisce il suo tecnico, Claudio Rossetto, il tecnico che ha saputo ascoltarlo prima di educarlo, ha capito il suo coraggio prima di chiedergliene altro in acqua. Luomo che si lamenta solo quando Magnini si fa prendere dagli eccessi della fama e dalla fame di successo fuori dellacqua. «Le distrazioni gli fanno bene, ma non si può giocare tutta la settimana: contratti, programmi, interviste. Quelli sono i veri nemici, gli portano via concentrazione».
Magnini è ancora quel ragazzo che suonava la chitarra perché la mamma preferiva il piano e lui il sax. Calciatore mancato perché alla solitudine dellala destra un giorno ha preferito quella del ragazzo pesce. Anche se il beach volley era la passione vera. Pronto a scappare dalla piscina per puntare sul diploma, pronto a tornare in piscina ma senza lasciarsi deprimere dalle debolezze del suo nuotare a rana. «Filippo è uno che ha avuto il coraggio di prendere la valigia e partire da Pesaro per cercare casa a Torino, provarsi, combattere con se stesso. Ha avuto la forza di rimanere, anche se non gli piaceva. Ha messo determinazione in tutto». Raccontata così è la storia dellevoluzione di Magnini: da vitellone della costa marchigiana ad aspirante campione.
Claudio Rossetto lo ha preso in cura a Torino, gli ha cambiato lorizzonte facendogli coniugare stile libero con libertà di volare, credere, sognare. Filippo crede ai sogni della sorella che, prima di ogni gara importante, scrive quello che accadrà e qualche volta ci ha preso. Dal posto in tribuna, al mondiale di Barcellona 2003, è arrivato al posto sul podio di ieri e di tante volte negli ultimi quattro anni.
Sprint in vasca, gran sgomitare nel mondo dei nuotatori da guinness, un pizzico di scanzonata pacchianeria da eterno burlone: lestate scorsa a Budapest si mise in testa quella corona da re che fece inorridire qualche avversario. Regolarmente battuto anche stavolta.
Re, sì vero re. Però Magnini è uno di quelli che vorrebbe sempre interpretare Amici miei. Lui e la sua compagnia di gozzoviglie. Tutto diverso da quello che va in acqua. «In piscina Filippo ha tre qualità: voglia di vincere, capacità di gestire le gare in modo quasi perfetto, capacità di mantenere una certa velocità».
E su questi tesori il tecnico ha modellato il resto. «Quella di ieri non è stata la gara perfetta. Io la aspetto ancora. Filippo ha messo insieme i suoi pregi, anche se la virata non è stata ottima.
E Magnini ormai è campione sempre: da solo o in compagnia.
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