Il ritorno a Milano dopo quattro anni di Liliana Cosi, una delle più raffinate étoile di tutti i tempi, e di Marinel Stefanescu, tra i più creativi ballerini e coreografi al mondo, ha il senso della sfida: «Portare il balletto classico al grande pubblico in un momento in cui, purtroppo, i format televisivi sembrano l'unico modo per far conoscere la danza alla gente», spiega Liliana Cosi, stemperando la polemica con il suo immancabile sorriso. «Vogliamo provare a riavvicinare gli amanti del bello al balletto classico, dimenticato dai palinsesti televisivi e cancellato dai presunti talent show dove vi è spazio soltanto per la tecnica e non per l'armonia, la bellezza, il virtuosismo». Sarà lei domani sera a introdurre I grandi pas de deux al Teatro degli Arcimboldi (ore 21, info 02.641142212, www.teatroarcimboldi.it). «Poche parole di saluto alla mia città per spiegare cosa accadrà sul palcoscenico dove dodici ballerini della nostra Compagnia Balletto Classico eseguiranno "duetti" particolarmente espressivi, alcuni classici, altri inediti e più moderni, che spazieranno dal Chiaro di luna di Beethoven al Sogno d'amore di Liszt allo Spartacus di Kaciaturian, fino allimmancabile Schiaccianoci di Cajkovskij: veri e proprio pezzi di virtuosismo, unione perfetta tra coreografia e bellezza della musica».
Una serata, dunque, per celebrare la magia del balletto classico attraverso capolavori che non hanno epoca: da Don Chisciotte a Coppellia, da Fiamme di Parigi ad Arlecchinata. Alcuni in versione tradizionale, altri riveduti e corretti dall'estro di Marinel Stefanescu e di Liliana Cosi, maitre de ballet dell'ormai celebre Compagnia Balletto Classico da loro fondata nel 1977 a Reggio Emilia, dopo l'addio alle scene e soprattutto a Milano, dove per tanti anni era stata prima ballerina alla Scala: «Fui costretta a lasciare la mia città - racconta la Cosi che qualche mese fa ha raccolto i suoi ricordi nel libro Etoile. La mia vita -. A un certo punto della mia esistenza io e Marinel Stefanescu volevamo fondare una compagnia che portasse il balletto e la magia della danza in tutta Italia. Quando chiesi a Paolo Grassi, allora sovrintendente del Teatro alla Scala, di fare una compagnia di danza più agile, che potesse portare i solisti in giro per l'Europa, mi rispose che la Scala non era pronta e mi disse "Faccia lei, vedrà che poi l'aiuteranno". A questo punto con grande coraggio ci siamo lanciati nell' avventura di formare una nostra compagnia, e più tardi anche una scuola nazionale di balletto a Reggio Emilia, l'unica città dove abbiamo trovato gli spazi giusti per una simile impresa».
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