Pedro Armocida
da Venezia
È un'operazione molto interessante, sia da un punto di vista formale che di contenuto, quella che Giuseppe Bertolucci ha realizzato con il documentario Pasolini prossimo nostro, prodotto dalla Ripley's Film di Angelo Draicchio e Cinemazero, e presentato come evento speciale nella sezione Orizzonti per poi avere una distribuzione in dvd. Bertolucci ha ripescato una lunghissima intervista-conversazione di Gideon Bachmann della rivista Sight&Sound a Pasolini nel 1975 sul set di Salò o le 120 giornate di Sodoma e l'ha montata utilizzando centinaia di foto di scena scattate da Deborah Beer. Il risultato è una visione assolutamente inedita di Salò con le immagini fisse al posto delle sequenze cinematografiche. Ad accompagnare le istantanee la voce di Pasolini che nel raccontare il film si lancia anche in uno spietato attacco della società dell'epoca con il tema a lui più caro: «L'ideologia consumistica depaupera l'individuo e lo rende conformista». Aggiungendo un esempio illuminante: «Il contadino tradizionalista e religioso non consumava certe schifezze». Racconta Bertolucci: «Salò l'ho visto tre giorni dopo la morte di Pasolini imbucandomi a una proiezione a cui era stato invitato mio fratello Bernardo. È un film assolutamente unico senza altri esempi nella sua stessa filmografia e in tutta la storia del cinema». Una consuetudine familiare lega i Bertolucci a Pasolini che visse con la mamma nella loro stessa casa a Roma. Così Giuseppe ricorda bene la curiosa genesi del film più sconvolgente e controverso del regista friulano: «È stato Enrico Lucherini che sulla scia del grande successo del Decameron di Pasolini pensò a quale altro scrittore erotico ci si poteva ispirare. La scelta cadde su Sade e la produzione chiamò Pupi Avati a scrivere la prima sceneggiatura.
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