L luís Pasqual torna al Piccolo per dirigere «Donna Rosita nubile», il dramma di Federico Garcia Lorca che sarà in scena da venerdì fino a domenica 6 giugno al Teatro Grassi di via Rovello. Il regista spagnolo era già venuto a Milano lo scorso novembre per curare la regia di «La casa di Bernarda Alba», un altro testo di Lorca rappresentato in lingua originale sul palcoscenico dello Studio. Voci sempre più insistenti indicano in Pasqual il candidato non soltanto più autorevole, ma anche più probabile, a succedere a Luca Ronconi nella direzione artistica del Piccolo. La presenza di due suoi spettacoli nel corso della medesima stagione sembrerebbe avallare questa tesi, peraltro suffragata da numerosi altri elementi.
Catalano, cinquantottenne, figura arcinota nel mondo del teatro internazionale (ha diretto per sei anni lOdéon di Parigi ed è stato il direttore della sezione teatro della Biennale di Venezia del 95), Pasqual gode in Spagna di una fama che travalica di gran lunga i confini del palcoscenico: per intenderci, lo si può vedere addirittura in «Tutto su mia madre», il film girato nel 1999 da Pedro Almodovar, mentre interpreta sostanzialmente se stesso. Vecchia conoscenza del Piccolo, ha fatto da assistente a Giorgio Strehler nel 1978, ed è tornato più volte con i suoi spettacoli nel teatro di via Rovello, con il quale ha un rapporto di grande familiarità, ma anche di fatalità, che sfiora la predestinazione. «Ho messo piede per la prima volta al Piccolo ha affermato il regista in occasione della presentazione alla stampa di Donna Rosita sentendo agli altoparlanti Ferruccio Soleri (che stava provando Arlecchino) pronunciare la battuta: Non mi ricordavo più di Pasqual!. Ognuno interpreta le coincidenze come crede».
Di certo le coincidenze, nel caso del suo ultimo spettacolo, sembrano essere talmente cospicue, e così evidenti, da sembrare poco casuali. La scelta degli attori, dello scenografo e della costumista è allinsegna della più acuta nostalgia strehleriana. In Donna Rosita nubile vedremo infatti sul palco Andrea Jonasson, la moglie del grande regista, Giulia Lazzarini, forse lattrice più rappresentativa della storia del Piccolo, e poi ancora Gian Carlo Dettori, Rosalina Neri, Franca Nuti. La realizzazione dei costumi è stata affidata a Franca Squarciapino, quella delle scenografie a unaltra figura di riferimento delluniverso strehleriano, lingegnoso, raffinato e poetico Ezio Frigerio. Daltra parte «il Piccolo Teatro, via Rovello, fanno parte dei nostri ricordi, della nostra memoria, almeno della mia ha dichiarato Pasqual . Non potevo immaginare di lasciare casa (il Teatro Lliure, da lui fondato e diretto a Barcellona, ndr) senza che fossero tanti i motivi che me lo suggerivano. Non era solo il fatto di dirigere un altro testo di Lorca: cera sicuramente il desiderio di lavorare con queste attrici, questi attori, alcuni per me mitici, ma soprattutto il fatto che mi pare che questo testo abbia il profumo di via Rovello».
Donna Rosita è in effetti un dramma della memoria in cui si racconta la vita di una donna della provincia spagnola, la Rosita del titolo, che appassisce lentamente mentre attende il suo promesso sposo, emigrato in Argentina. La fedeltà al ricordo sembra però il motivo dominante non soltanto del testo, ma anche della messinscena curata da Pasqual, e della sua stessa presenza a Milano in veste di erede di Strehler, a cui è legato da molto di più di una vicenda biografica: dal talento affabulatorio, da una pratica scenica progettuale almeno quanto sensuale, da una concezione del teatro intimamente classica.
In Donna Rosita, secondo il regista catalano, «esiste una tragedia palpabile, un dramma del silenzio, del non parlare, del non comunicarsi le cose importanti»: proprio ciò che non ha fatto Sergio Escobar, direttore del Piccolo, confessando, ai margini della conferenza stampa dello spettacolo, il suo sconforto per «la situazione difficile nella quale versa oggi il teatro: la più difficile dei miei trentuno anni di attività professionale».
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