Abbottonati, ma fino a un certo punto. Due dei 16 vigili denunciati per aver falsificato e venduto pass per la sosta ai commercianti in zona Buenos Aires si difendono, ma ammettono che qualcosa di strano al comando di via Settala c’era. Eccome.
«Io non mi sono mai fatto corrompere, non ho mai preso soldi. Ma qualcuno che “trafficava” c’era di sicuro all’interno del comando. Ho i miei sospetti su una persona in particolare e lo dirò agli inquirenti al momento giusto», rivela uno dei ghisa finiti nell’occhio del ciclone. L’inchiesta, insomma, potrebbe registrare nuovi colpi di scena. Oggi il vicesindaco Riccardo De Corato incontrerà i magistrati che stanno lavorando sul caso per fare il punto della situazione. Per il momento l’indagine coinvolge, oltre ai 16 vigili, anche venti commercianti. Proprio su quest’ultimi si scarica la rabbia dell’altro agente inquisito e contattato dal Giornale. «L’unico fatto incontrovertibile, per ora, è che alcuni negozianti avessero un pass irregolare. La sola infrazione acclarata è la loro, dunque. Chi è stato colto con le mani nella marmellata è giusto che paghi e non scarichi le colpe a casaccio. Tutte le accuse a noi vigili, invece, sono ancora da dimostrare. Anche perché non basta che un commerciante faccia il nome di un agente per dimostrare che questi è colpevole».
Dal canto suo il ghisa in questione, in servizio da più di 20 anni, annuncia querele. «Denuncerò chiunque abbia fatto il mio nome. Se qualcuno pensa di coinvolgermi in questo scandalo perché ce l’ha con me, si sbaglia e pagherà le conseguenze. Io sono tranquillo. Hanno perquisito la mia casa mentre io ero in licenza e non hanno trovato nulla di compromettente. E questo perché io non c’entro nulla con questa storia».
Una storia che però ha molte ombre. Nell’abitazione di un agente in servizio e di un ex vigile in pensione sono state trovate una macchina plastificatrice e centinaia di pass in bianco. Molto più che indizi, quasi delle prove. «Non parlo per gli altri. Se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Ma la colpevolezza va dimostrata aldilà di ogni ragionevole dubbio. E io ho molti dubbi», incalza l’agente. Anche sul rischio di essere sospeso dal servizio il vigile si dice al riparo da sorprese. «L’iter disciplinare prevede che prima si esprima la magistratura. Al massimo possono trasferirmi in qualche altra zona mentre la Procura fa gli accertamenti del caso».
Il suo collega e co-indagato è meno sulla difensiva e spiega con disarmante naturalezza qual era la prassi in via Settala. «Non nego che si faceva qualche favore ai commercianti amici, ma sempre senza chiedere soldi. A volte raccoglievamo le loro lamentele, anche loro sono lì per lavorare. E magari ci scappava un pass gratuito. Penso capiti in tutti i comandi. Se poi qualcuno, come ho detto prima, si è creato qualche giro d’affari sui permessi per la sosta è giusto che paghi». Anche lui si dice estraneo alla faccenda. «Tutto il comando di zona Venezia è coinvolto, normale che si possa indagare anche su di me. Ma io sono tranquillissimo, non ho mai dato permessi a negozianti amici, figuriamoci poi a pagamento».
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