«Passa per le piccole imprese italiane la pace nel Mediterraneo»

Il «collaudato modello» delle Piccole e Medie Imprese (Pmi) italiane come strumento determinante per lo sviluppo della sponda sud dell'area euromediterranea. Non solo un'idea, ma uno scenario concreto a sentire il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, tra gli ispiratori del primo Forum economico finanziario per il Mediterraneo appena conclusosi a Milano (20-21 luglio). Nata da una partnership tra ministero italiano degli Esteri, Camera di commercio di Milano e Regione Lombardia, la due giorni ha coinvolto gli attori politici ed economici sulla scena mediterranea «con l'idea che lo sviluppo civile e economico nella regione possano sostenere e incoraggiare i processi di pace».
Sottosegretario, qual è il significato del Forum nel quadro dell’attuale crisi globale?
«Rinchiudersi nei propri bunker nazionali non è una soluzione. L'Italia è immersa nel Mediterraneo e sente profondamente l'impulso a collegarsi con i suoi popoli e Paesi. Questa vocazione antica oggi - proprio per la crisi finanziaria, per quella politica e per i grandi movimenti dell'immigrazione - si presenta di un'attualità più urgente. È necessario stringere forti relazioni nell’area in uno spirito di reale partenariato. Il nostro governo ne ha fatto un punto di intesa della sua politica internazionale e sta percorrendo con coerenza questa strada».
Come proseguirà la strada avviata nella due giorni di Milano?
«L'idea, sul modello di Davos, è di fare del Forum un punto di incontro permanente e annuale di tutte le imprese, le istituzioni finanziarie e gli attori interessati allo sviluppo e alla cooperazione nella regione mediterranea. Allo stesso tempo andranno avanti durante l'anno altri appuntamenti nei settori macroprioritari dell'Unione per il Mediterraneo, come ad esempio la riunione dell'Associazione dei costruttori del Mediterraneo».
Qual è il ruolo del nostro Paese?
«A partire dal secondo dopoguerra, l’esperienza in Italia ha dimostrato che il reticolo economico creato dal sistema delle Pmi ha anticipato il dibattito su di esse che è seguito su scala internazionale. Quello del Pmi è un sistema facilmente esportabile nei programmi di collaborazione con i Paesi, soprattutto della sponda sud, e possiede un valore aggiunto: è anche modello sociale, capace di rafforzare la stabilità in quelle zone».
Ad esempio?
«Il presidente del Consiglio ha più volte lanciato l'idea di un piano Marshall per la Palestina. In quest'ottica un’iniziativa del genere troverebbe l'Italia come sistema Paese già pronto a muoversi proprio grazie allo strumento rapido e flessibile della Pmi. L'idea, che ha raccolto il favore di Israele, è di creare piccoli incubatori sul territorio palestinese destinati a generare, prima in Cisgiordania e poi anche nella Striscia di Gaza, imprese pronte a recepire quel sostegno finanziario che la comunità internazionale si è più volte detta disponibile a dare, ma senza indicare una strada chiara».


Quali strumenti sono già disponibili per realizzare progetti?
«C’è la Mediterranean Business Development Initiative che, nata su impulso italo-spagnolo, mira a facilitare l’accesso delle Pmi al credito; inoltre, uno degli strumenti finanziari più concreti finora concordati è proprio un’iniziativa italo-francese, il fondo InfraMed. Spero che possa dare frutti immediati. Anche qui, ancora una volta, l'Italia ha fatto la sua parte».

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