La passerella della sua vita. Con Milano un amore eterno

Dalla casa di ringhiera al Ticinese al liceo Da Vinci. E poi nel cuore del centro la boutique, l'hotel, il Silos

La passerella della sua vita. Con Milano un amore eterno
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L'unica cosa che Giorgio Armani non ha condiviso con Milano è stata la sua nascita. Era nato a Piacenza nel 1934, ma appena adolescente, con i genitori, si era trasferito in città, in una casa di ringhiera in Ticinese. Era il 1949. Armani era un quindicenne che frequentava il liceo Leonardo da Vinci, dove, secondo il racconto di un compagno di classe, era spesso assorto nei suoi disegni anche mentre gli insegnanti tenevano le lezioni. Da allora il rapporto di Armani con Milano è stato indissolubile. Da allora. E per sempre. La città è stata il luogo dove lui ha costruito il suo impero fatto oggi di novemila dipendenti. È diventata la sua casa, in via Borgonuovo. È diventata il suo quartiere generale in via Bergognone, gli uffici, il Silos dove aveva appena celebrato i 20 anni delle collezioni Privé con una mostra, e quel Teatro dove sarà allestita la sua camera ardente. È diventata quell'enorme, iconico (come non definirlo così?) manifesto pubblicitario all'angolo con via Broletto diventato dal 1984 punto di riferimento per generazioni di giovani milanesi. È la sua vetrina, l'hotel, il caffé, il ristorante, è Nobu e tutto il resto in via Manzoni. È la sua aquila, all'aeroporto di Linate. Ed è il cuore che batte sugli spalti dell'Olimpia che, solo grazie a lui prima sponsor e poi patron dal 2008, non fallisce, ma anzi rinasce e torna ai vertici del basket.

Lui per Milano e Milano per lui, fonte di continua ispirazione. Una città che Re Giorgio o il Signor Armani come lo chiamavano nella sua azienda, descriveva così: "Lo stile di Milano lo sintetizzerei con tre D: discrezione, disciplina, dovere". Qualcosa di così simile a lui, che dopo il diploma si iscrive a Medicina, alla Statale. Tre anni, poi lascia per il servizio miliare. Quando torna all'ombra della Madonnina, ha 23 anni, e la sua vita prende la svolta verso la moda. A partire dal mitico maggiolino Volkswagen venduto per lanciare l'attività con la paura di non essere all'altezza, ma poi "piano piano - raccontava a un'anteprima cinematografica qualche anno fa - ho preso forza e coraggio di voler essere qualcuno in questa avventura". Il suo primo posto è alla Rinascente in Piazza Duomo, vetrinista e commesso. Il suo primo lavoro nella moda. Resta qui fino al 1965, anno in cui viene assunto come stilista da Nino Cerruti per ridisegnare Hitman, confezione dei prodotti del Lanificio Fratelli Cerruti. Il primo passo prima di arrivare a quel 24 luglio 1975, quando Armani con il suo compagno Sergio Galeotti fondarono ufficialmente la Giorgio Armani. 50 anni esatti quest'anno. Mezzo secolo che Armani era pronto a celebrare in passerella, nella sua Milano e con una mostra per la prima volta ospitata dal museo della Pinacoteca di Brera. 150 abiti d'archivio selezionati personalmente da Armani.

E qui il Re delle sfilate milanesi avrebbe dovuto chiudere, come da sempre ormai era tradizione, la Settimana della Moda in programma tra pochi giorni dal 23 al 28 settembre, proprio l'ultimo giorno, l'ultima sfilata, un evento nel Cortile d'Onore di Palazzo Brera. Non sarà l'ultima. Ma la prima senza di lui.

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