Le passerelle del Professore

Gran viavai governativo a Milano. E proprio - ma che coincidenza! - a cavallo della manifestazione della Casa della libertà a Roma. Apre, naturalmente, Prodi, che perfino replica per la Prima della Scala; poi arriva Fassino per una sorta di Grand Tour lombardo; quindi Letta (Enrico) che fa la spola fra un convegno a Sesto e un incontro col sindaco Moratti, come D'Alema che però in più ha la responsabilità, col suo pensatoio Italianieuropei, della passerella sestese, grande ammucchiata politica-finanza-impresa, ma riservata ai big, sennò ministri e viceministri non si muovono. Intervistato dal Tg Rai della Lombardia, al giornalista che gli faceva notare tanto impegno in una Regione che vota per il centrodestra, D'Alema ha risposto con un sorrisetto da provocatore «A sì? Be', ora che me lo fa notare... Non ci avevo pensato».
Una capacità di sarcasmo francamente invidiabile, che solo lui può permettersi (altra cosa è l'ironia, che richiede buona disposizione d'animo). Il fatto è che mentre il centrosinistra si intratteneva amabilmente con superbanchieri e supermanager, riproducendo il tradizionale quadrilatero politica-finanza-sindacato-grande industria che ha governato per 50 anni l'economia italiana ricavandone fondi pubblici e privilegi, mentre questo accadeva a Sesto (San Giovanni), a Roma in piazza (San Giovanni) a manifestare con Berlusconi c'erano, invece, tanti piccoli e medi imprenditori, artigiani, professionisti, lavoratori autonomi. Ecco la paradossale differenza, oggi, fra maggioranza di governo e opposizione, fra centrosinistra elitario e centrodestra popolare: una differenza che a Milano e in Lombardia si percepisce con particolare intensità, per la forte presenza di tutte queste categorie.


Ma se lo scopo vero e finale di tanto interesse per zone del paese altrimenti snobbate è, aldilà del sarcasmo di D'Alema, recuperare voti da queste parti, sappia la sinistra che non è conversando con i Profumo e i Montezemolo che può ottenere questo risultato. Bisogna semmai stare a sentire i Brambilla e i Colombo, uscire dalle hall dei grandi alberghi e girare fra capannoni e laboratori, botteghe e fabbrichette. Insomma, meno élite, più popolo.

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