Il patrimonio alpino difeso da un castello

Dopo 14 anni di ristrutturazioni Forte di Bard, costruito nel VI secolo in Valle d’Aosta, diventa un grande museo della cultura della montagna

Barbara Silbe

Li facevano così, un tempo, i castelli. Soprattutto tra i monti. Li facevano su cucuzzoli impervi, appollaiati come rapaci a dominare la valle sottostante, costruzioni possenti concepite per non cedere mai. Li facevano grossomodo come il Forte di Bard, monumento valdostano al Medioevo e, fino ad oggi, alla trascuratezza, che è tornato finalmente a splendere dopo decenni di incuria e quasi 14 anni di ristrutturazioni. A guardarla da milanese o da torinese, arrivando quindi dall’autostrada A5, lo si incontra all’altezza di Pont-Saint-Martin e Verres, proprio a guardia di una strettoia naturale del vallone che porta dentro la regione. Sembra incastonato nella roccia che lo ospita, sembra lì come la strozzatura di una immensa clessidra a contare i granelli di tempo e spazio che ci passano attraverso. Ed è proprio così. Tu rallenti per forza, e guardi di sghembo la sua mole mentre la macchina mangia la strada, e ti viene in mente che è proprio un passaggio, una porta, uno stargate che ha visto transitare eserciti e armenti e chissà quante vite. La struttura sta qui dai tempi dei Salassi e dei Romani, dal principio del VI sec. d.C., mentre in un documento del 1034 viene definito l’“inespugnabile oppidum” di proprietà della potente famiglia feudataria di Bard che, tradita dalle sue stesse genti stanche di soprusi e tasse, già nel 1242 dovette cedere l’intera signoria ai Savoia di Amedeo IV. Da quella data il paese di Bard e il suo castello passarono sotto il duraturo dominio sabaudo e, dal 1661 l’enorme edificio divenne il principale presidio delle forze ducali in Valle d’Aosta, finché non pensò Napoleone Bonaparte a raderlo al suolo dopo un lungo assedio nel maggio del 1800 durante il suo lungo cammino di conquista. La sua riedificazone, che terminò nel 1838, è opera dei Savoia di re Carlo Alberto, dopo la quale rimase uno dei fabbricati militari più massicci della zona.
Questa antichissima costruzione, ritratta perfino da Stehdhal, che passando di qui durante i suoi viaggi italiani ne rimase ammirato, si ripropone oggi al pubblico come un nuovo, avveniristico polo culturale e turistico delle montagne, adibito alla diffusione e alla salvaguardia della cultura alpina. In parole semplici, è diventato un museo. Ma non solo. Qui si svela il mondo all’ombra delle vette più alte d’Europa, che viene esaminato nei suoi molteplici aspetti: geologia, geografia, ambiente, clima, antropologia, alpinismo, mito e letteratura, sociologia e scenari futuri.
Il complesso si sviluppa su una superficie di 14.467 metri quadrati, con una conformazione a più livelli e articolata in diversi edifici sovrapposti (chiamati “opere”). Il gruppo di progettazione della struttura museale nasce nell’estate del 2003 dall’incontro del giornalista Enrico Camanni con gli architetti Luisella Italia e Massimo Venegoni dello Studio Dedalo di Torino, ai quali si affianca in fase preliminare il gruppo Event di Londra, specializzato in tecniche multimediali. Alla base della rocca è stato realizzato un capiente parcheggio coperto dal quale, con spettacolari ascensori panoramici, si sale dritti all’interno della fortificazione. In gennaio si è inaugurata l’Opera Carlo Alberto, corpo principale, che ospita al primo piano il Museo delle Alpi e al piano terra lo spazio Vallée Culture e un centro espositivo per mostre temporanee, che fino al 17 settembre propone la rassegna “Alpi di sogno. Dal mito all’ascensione. La rappresentazione delle Alpi occidentali dal XIX al XXI secolo”, a cura di Giuseppe Garimoldi e Daniele Jalla (Informazioni, prenotazioni e orari: 0125.809811). Entro al fine del 2007 inoltre, sempre all’interno della fortezza, è prevista l’apertura di altri tre musei: si tratta di Alpi dei ragazzi (dedicato al pubblico più giovane), del Museo del Forte (che illustrerà l’evoluzione dei sistemi di fortificazione nel corso della storia) e del Museo delle Frontiere (considerate non solo dal punto di vista politico, ma anche economico e culturale). Saranno presto attive anche l’area didattica pensata per le scolaresche in visita, adibita a lezioni, incontri e proiezioni, oltre alla caffetteria, al ristorante La Polveriera e l’Hotel de Charme Cavour et des Officiers (undici stanze), a una serie di negozi specializzati e a una ricca mediateca che racconta e celebra la montagna e le persone che la abitano con libri, documenti e materiale di studio. Per l’estate infine, i cortili interni delle Opere Carlo Alberto e di Gola del Forte di Bard diventeranno luoghi ideali per lo sviluppo del turismo.

Ospiteranno concerti, convegni, proiezioni, rappresentazioni teatrali all’aperto, eventi che animeranno di nuovo questa balza di terra dura e il suo grazioso borgo, riqualificato con una nuova pavimentazione e illuminazione e con il restauro di quattro edifici storici, luoghi rimasti per troppo tempo accovacciati in un silenzio fatto di polvere e memoria e che ora riprendono a pulsare di vita.

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