Economia

Il patto: ecco come difendiamo Rcs Ma Ricucci attacca

I particolari dell’accordo tra i 15 soci: «Vogliamo salvaguardare la stabilità delle aziende del gruppo» Il capo di Magiste arrivato al 18,5%: «È una falsa blindatura»

Marcello Zacché

da Milano

Si alza il sipario sull’accordo siglato domenica tra i grandi azionisti di Rcs per mettersi al sicuro dal rischio di scalate. In un estratto della nuova «pattuizione» firmata all’unanimità dai 15 azionisti del sindacato che controlla il 58% della società (che dovrebbe essere pubblicato oggi) si legge che in caso di lancio di Opa i partecipanti al patto avranno 5 giorni per decidere se rinunciare al diritto di recesso dal patto garantito loro dall’articolo 123 del testo unico.
In caso di rinuncia saranno però obbligati a vendere le azioni sindacate agli altri partecipanti. Questi avranno un’opzione, cioè la facoltà, ma non l’obbligo, di acquistare i titoli in proporzione alla quota detenuta all’interno del patto (calcolata al netto delle quote sia di coloro che vendono, sia di quelli che non esercitano l’opzione).
Chi esercita questa «call» si impegna ad acquistare i titoli anche se l’Opa fallisce, a condizione che siano state proprio le azioni del patto non consegnate allo scalatore a far mancare il «quorum» necessario per il successo dell’operazione. Viceversa le azioni tornano tutte al loro posto. La norma prevede anche che nel caso in cui un acquirente necessiti di autorizzazioni preventive si individueranno «le soluzioni più opportune» inclusa «l'indicazione di un terzo acquirente gradito ai partecipanti e che aderisca al patto». Il prezzo sarà lo stesso dell’Opa e verrà adeguato in caso di rilanci.
Per giustificare un accordo che mina la contendibilità della società che pubblica il Corriere della Sera e contrasta con la normativa sui patti, i grandi azionisti hanno giocato la carta di un’esigenza di stabilità industriale. Cioè «il comune intento di salvaguardare la stabilità delle aziende appartenenti al gruppo facente capo a Rcs, che è il presupposto per il raggiungimento degli obiettivi del piano industriale e per la valorizzazione del patrimonio di autorevolezza, indipendenza e professionalità che caratterizza le aziende stesse».
Intanto Ricucci non si ferma: dal 16% è salito al 18,5% e ha presentato alla Consob un esposto conto la pattuizione, considerata un falso tentativo di blindatura della società, per influenzare il mercato.

Dove ieri il titolo ha rallentato, restando quasi invariato a 5,8 euro, con scambi tornati alla normalità.

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