Un Patto generazionale

La notizia potrebbe sembrare che personaggi come Alessandro Profumo, Matteo Marzotto, Giovanni Floris, Marco Follini, Italo Bocchino, Gianni Cuperlo e Giorgio Gori hanno deciso che entro i 60 anni si dimetteranno da eventuali cariche istituzionali. Ma è qualcosa di meglio: un gruppo trasversale di persone di varia estrazione politica e professionale, su idea dell'imprenditore ex-politico Luca Josi, ha deciso di siglare un Patto generazionale nel quale sottoscrivere l'impegno a lasciare o non accettare ruoli di leadership istituzionale una volta raggiunti i 60 anni. Non si tratta di andare all'ospizio, ma di continuare a offrire il proprio apporto in qualità magari di vice, consulente, numero due, qualsiasi posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi di un'esperienza senza disperderla.
Si parla ovviamente di politica o economia pubblica, e mi pare un segnale formidabile per i gerontocrati ed ex sessantottini che tengono in ostaggio la vita politica italiana: un modo di far sapere, alle prossime generazioni, che almeno loro non saranno né un problema né un tappo sul loro futuro.

Ci hanno messo la firma in tanti, e trasversalmente: non avrei mai pensato di ritrovarmi in un Patto assieme a Gad Lerner, per dire. Ma chissà, forse anche così, un giorno, avremo un governo guidato da un quarantenne con vent'anni di responsabilità davanti a sé. Come Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti.

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