"Il patto imprese-sindacati per un lavoro più sicuro"

L'assessore Tironi spiega come la formazione deve partire dalle scuole per evitare infortuni e morti

"Il patto imprese-sindacati per un lavoro più sicuro"
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Non era scontato riuscire a tenere insieme tutte le associazioni datoriali e i sindacati, anche se su un tema fondamentale come la sicurezza sul lavoro. Ma dopo quasi un anno di impegno con la regia della Regione Lombardia, si è arrivati a un protocollo che mette al centro la formazione come leva centrale per la prevenzione: "Vogliamo cambiare l'approccio e portare una vera cultura della sicurezza sul lavoro. Non a caso nell'offerta formativa delle nostre scuole l'abbiamo inserita come materia obbligatoria", spiega l'assessore regionale al Lavoro, Formazione e Istruzione Simona Tironi, protagonista del patto con le imprese e i sindacati molto apprezzato anche dal governatore Attilio Fontana.

La prima necessità è quella di controllare la qualità della formazione che viene erogata. Anche perché la maggior parte degli enti erogatori non sono accreditati e quindi è più difficile vigilare. Con il protocollo sarà istituito un registro in cui tutti i centri dovranno registrarsi. In una piattaforma virtuale gli enti dovranno caricare tutti i vari corsi e i relativi attestati. Un tavolo congiunto tra la direzione generale del Welfare e quella del Lavoro si occuperà di monitorare il flusso di dati e di produrre dei report. Chi non rispetterà le regole sarà sanzionato e i proventi saranno investiti per fare formazione aggiuntiva non obbligatoria.

"L'obiettivo principale - prosegue Tironi - è far sì che la formazione corrisponda al rischio di mansione al quale il lavoratore è sottoposto. Non ha senso essere formati su un pericolo che non corri tutti i giorni. Il 90 per cento degli infortuni è evitabile. Per questo serve una formazione più mirata". Nei primi quattro mesi del 2025 gli infortuni sul lavoro sono calati rispetto allo stesso periodo del 2024 del 3,1 per cento. Diminuiscono anche i decessi che, comunque, sono stati 45 e si registra un aumento preoccupante delle malattie professionali. "Credo molto nel fatto che siano le nuove generazioni a educare i lavoratori attuali - spiega Tironi -. Faccio un esempio personale: per la scuola compravo sempre le merendine a mia figlia che ha nove anni. Dopo che ha seguito il progetto di educazione alimentare della Coldiretti, ha iniziato a chiedermi il panino con il prosciutto. E adesso le merendine non le mangio più nemmeno io".

Il prossimo passo su cui sta lavorando l'assessore Tironi - oltre all'impegno sui 150mila Neet presenti in Lombardia, giovani che non lavorano e che non si stanno formando che "non possiamo lasciare a casa sul divano" - è un progetto ad hoc per gli operai stranieri che lavorano nei cantieri edili e che spesso arrivano in Italia con una cultura della sicurezza diversa. Non solo: un'altra idea che presto diventerà realtà è quella di aprire delle sedi distaccate degli Its in paesi come la Tunisia, l'Egitto o l'India per formare i lavoratori sul posto, insegnando loro anche la nostra lingua. Dopo qualche mese saranno quindi pronti per arrivare in Italia: "Le ideologie non servono perché l'immigrazione giusta salverà l'economia".

A maggior ragione "se pensiamo ai risultati di una ricerca che ho commissionato alle Università - racconta Tironi - Nei prossimi cinque anni la Lombardia avrà un fabbisogno di 855mila nuovi lavoratori a fronte di 600mila sostituibili. Il che significa che serviranno 255mila nuovi lavoratori che non possiamo sostituire con le macchine o con l'intelligenza artificiale".

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