«Il patto di Milano coi rom diventi una legge nazionale»

Il sindaco all’assemblea dell’Anci critica il disegno di legge Amato: «Ingressi senza contratti di lavoro? Nascerà un esercito di emarginati»

«Il patto di Milano coi rom diventi una legge nazionale»

nostro inviato a Bari

Letizia Moratti si conferma punta di diamante nella battaglia dei Comuni per la difesa della legalità. A Bari nell’ambito della XXIVma Assemblea annuale dell’Anci, il sindaco illustra il percorso che ha portato alla firma col governo del «suo» Patto per la sicurezza di Milano. Poi difende il patto coi capifamiglia rom senza conti in sospeso con le norme penali e civili («per gli altri l’alternativa è l’espulsione»), e nelle difficili ore che si stanno vivendo in Triboniano va avanti sulla strada dell’accoglienza solo in cambio di legalità. E annuncia: «Chiederò al Viminale di dare dignità di legge al Patto di legalità e socialità studiato per i rom che si impegnano ad accettare doveri e diritti».
Non perde l’occasione per sferrare l’attacco al ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, riservando un severo giudizio sul disegno di legge che reca anche il nome di Amato. «In materia di immigrazione alcune posizioni dell’esecutivo non aiutino - afferma -. Mi riferisco alla possibilità, prevista dal ddl, di permettere agli stranieri di entrare senza un contratto di lavoro. Temo che questo avrà come risultato quello di creare un potenziale esercito di emarginati». Prospettiva non allettante per lei che è riuscita per prima a strappare al governo l’intesa per l’incremento di uomini e mezzi sul territorio. E che ora sente tale «vittoria» minacciata «da un provvedimento che rischia di annullare gli effetti del Patto metropolitano, persino dopo che non è stata attuata alcuna moratoria all’ingresso degli immigrati provenienti dagli Stati appena entrati nell’Ue». La Moratti insiste su un punto: «Ci aspettiamo da Roma il completamento della seconda parte del piano, cioè quelle modifiche legislative promesse contro degrado e disagio sociale. Serve l’inasprimento delle pene nei confronti di chi compie reati contro i più deboli, come violenze su donne e minori o truffe agli anziani». L’applauso dei colleghi sindaci anticipa la replica del ministro, apparso in chiara difficoltà. «La moratoria non è nelle nostre facoltà - dice Ferrero -, se non mettendo dei vincoli alla ricerca del lavoro da parte degli immigrati romeni e bulgari: cosa che non possiamo fare. Cambieremo la legge Bossi-Fini perché ha prodotto migliaia di irregolari, ma prevediamo fondi pro-Comuni per la gestione dei rinnovi dei permessi di soggiorno, da sottrarre alle Poste, e per l’assistenza dei minori stranieri che giungono in Italia non accompagnati».
Promesse che non convincono la Moratti: «È vero il contrario: il precedente governo ha regolarizzato 3 milioni di lavoratori stranieri.

Dove sono le risorse per riversare sui Comuni, oltre all’emergenza la sicurezza, anche gli oneri del rinnovo-permessi? Il sistema dello sponsor da voi proposto farà il gioco delle organizzazioni criminali e dello sfruttamento. A chi è così bravo a fare calcoli, io dico: venga a fare un giro nelle nostre periferie per conoscere la realtà».

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