La paura cresce a New York e Washington: controlli potenziati

Nessuna minaccia specifica, ma dopo l’attentato alla metropolitana di Mosca anche New York e Washington hanno paura. Le autorità di polizia delle due metropoli americane hanno rafforzato le misure di sicurezza sulle rispettive linee metropolitane. A New York sarà aumentato il numero di agenti impegnati nei controlli, molti dei quali utilizzano per i loro servizi cani addestrati a fiutare l’eventuale presenza di esplosivi. Misure a titolo di precauzione, ha sottolineato il portavoce della polizia, John Grimpel. E il copione si ripete anche a Washington. La polizia ha reso noto di aver dato disposizione di procedere con ispezioni nelle stazioni di tutta la rete metropolitana, scelte a caso di volta in volta. «Facciamo tutto ciò che è in nostro potere per garantire il massimo della sicurezza» ha detto il capo della polizia metropolitana della capitale Usa, Jeri Lee.
A meno di 24 ore dal rientro di Barack Obama dall’Afghanistan, dopo l’incontro con Hamid Karzai, il presidente trova una sorpresa. Sono i risultati di un sondaggio a cura della Cnn e relativo alla lotta contro il terrorismo e contro il carcere simbolo di quella lotta nell’era di George W. Bush. Secondo l’indagine, gli americani hanno cambiato idea. Ora solo una minoranza di loro chiede la chiusura della controversa prigione all’interno della base militare americana a Cuba, simbolo della lotta al terrorismo di George W. Bush. Oggi solo il 39 per cento chiede di trasferire i 183 sospetti terroristi ancora rinchiusi in questo carcere così discusso in attesa del processo. Quattordici mesi fa, quando Barack Obama s’insediò alla Casa Bianca, era il 51 per cento dell’elettorato ad appoggiare la proposta. Un crollo drastico di 12 punti che forse spiega meglio di tanti dibattiti sui cavilli legali, la ragione per cui Obama sta tergiversando su un punto che lui stesso, appena eletto, aveva messo in cima alla sua agenda politica. Tale era la sua voglia di voltare pagina rispetto al suo predecessore, che Obama annunciò che avrebbe chiuso Guantanamo entro 12 mesi, già a gennaio del 2009. L’anno è scaduto ampiamente e ancora non è successo nulla. Secondo il sondaggio, l’elettorato democratico pensa ancora in modo compatto che Guantanamo vada chiusa. A cambiare completamente idea sono stati gli elettori indipendenti. Oggi tre quarti di loro ritiene che questo discusso carcere debba rimanere aperto.
Il sondaggio arriva contemporaneamente a un’altra indagine proprio sulla politica del presidente in Afghanistan, il fronte principale e ancora aperto di lotta degli americani al terrorismo. L’Afghanistan, dove Obama ha proseguito con la linea dura, è proprio il dossier su cui il capo della Casa Bianca raccoglie maggiori consensi.

Il tasso di approvazione di cui gode è ancora inferiore al 50 per cento su quattro diversi temi di politica interna. Solo il 35 per cento degli intervistati sostiene di disapprovare la nuova strategia varata da Obama per l’Afghanistan.

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