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Paura e spettacolo: l’Inter di Ibrahimovic non conosce confini

MilanoSul 2-2 di Bentivoglio è diventata una partita a rischio, lo ha detto Mourinho. Ma a lui piace lasciar credere, cercare l'impresa, mandare in circolo adrenalina anche contro l'ultima, togliere Maxwell e sostituirlo con Figo accolto con un certo terrore dai tifosi. Chissà quante bugie ci ha raccontato Josè in quattro mesi per tenere alto lo share. Qui sono sempre successe delle cose. Prima se qualcuno le scopriva si scatenava la santa inquisizione, adesso con Josè c'è la sua personalissima e spettacolare versione a sistemare la faccenda: «Se io fossi Adriano cosa farei? Be’, visto tutto quello che sta succedendo attorno a lui, cercherei di cambiare aria. In che senso? Nel senso che è meglio curarsi ai 40 gradi di Rio che a Milano».
Significa che gli ha fatto la valigia e gliel'ha chiusa. Ma detto così sembra proprio il consiglio di un vecchio amico che ti mette una mano sulla spalla mentre apre la porta e ti lascia sul ballatoio: «Io comunque sono sicuro che il 2 gennaio sarà di nuovo con noi. Se dovesse decidere di andar via? Be’ non è uno che si può lasciar partire per due euro». Significa che il brasiliano è sul mercato ma non sarà svenduto.
Ieri qualcuno ha segnalato Mourinho come uomo partita, per il grande coraggio di schierare contemporaneamente Ibrahimovic, Figo, Balotelli e Crespo. Il portoghese se è per questo è riuscito a fare anche meglio quando in campo contro il Lecce aveva pure Quaresma e Mancini, salvo poi risolvere tutto con Cruz a 12 minuti dalla fine. Ieri voleva vincerla per mettersi in poltrona a vedere le seconde azzannarsi. È andata bene anche perché, onestamente, il divario fra la prima e l'ultima è ampio. Eppure Di Carlo a un certo punto deve aver cullato l'idea della favola che si ripete, fin quando Ibra nel giro di nove minuti gli ha chiuso il libro in faccia.
Ma il Chievo ha mantenuto le attese, qui ha sempre fatto soffrire l'Inter e c'è riuscito ancora. Ha segnato 7 reti in 15 giornate, ieri ne ha fatte due a Julio Cesar, il meno battuto della serie A. Di Carlo ci teneva un sacco e non ha badato a spese finendo in dieci. Attorno al 40' del primo tempo, dopo l'ennesimo pallone rocambolescamente recuperato da Esteban Cambiasso, ha ordinato ai suoi di abbattere l'argentino con le buone o con le cattive. Su Ibra ha sempre montato una doppia marcatura, Nicolas, il fratello di Sebastian Frey, si è incollato a Obinna e lo ha schiantato. Ma l'Inter ha sempre dato un'idea di calma cosciente. Anche quando le cose si erano complicate, perché la rete del pareggio di Bentivoglio è stata una fagiolata che ha coinvolto prima Maicon e Balotelli, poi Cambiasso e Maxwell con la complicità di Julio Cesar. Un crollo verticale di mezza squadra che avrebbe abbattuto chiunque.
È stato a quel punto che Ibra ha deciso di metterci un timbro, dopo aver concesso un assist meraviglioso a Stankovic per il 2-0. Uno stacco di testa e un destro devastante, lui ha un repertorio che non conosce confini, l'Inter gli gira attorno come una giostra e tutti si divertono. Anche se ieri non fosse riuscita portare a casa i tre punti, nessuno avrebbe potuto esagerare nei processi, avrebbe perso una grossa occasione per staccare la concorrenza ma mostrando cose egregie e armoniche. E quando a Josè hanno chiesto se fosse turbato per le due reti subite, lui ha detto: «Siamo andati sul 2-2 per regalarvi 20 minuti di puro spettacolo».

Qui però l’ha sparata grossa, dai.

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