Paura nel condominio: altri 170 appartamenti sono a rischio incendio

Sono rimasti appesi al muro, anneriti come tizzoni, inutilizzati, quasi una beffa del destino. Estintori. Estintori lungo scale, appesi ad ogni rampa, ora mangiati dal fuoco salito lungo il rivestimento delle pareti, ritenuto ignifugo, che ha trasformato la scala C dell’87 di viale Testi in un inferno. Nel quale una persona è morta e un’altra decina è stata salvata all’ultimo istante. Un complesso, con altri sette ingressi, dove ieri era palpabile la paura. «Stesso impianto elettrico, stesso ascensore, stessi materiali. Qui rischiamo tutti di fare la fine del topo» mormorano inquieti gli inquilini.
Perché anche se i vigili del fuoco non si sbilanciano, e ci vorrà ancora tempo per avere la loro relazione ufficiale, ci sono pochi dubbi si sia trattato del classico «corto circuito». Una scintilla partita dai piani bassi, forse dal «rialzato», che ha trovato facile esca sui pannelli incollati al muro. Pochi istanti e la tromba delle scale è diventata in una scatola di fiammiferi che ha preso in trappola chiunque si trovasse a casa. Una decina di persone in quel momento, e tutte hanno commesso lo stesso, comprensibilissimo, errore: ai primi schianti, alle prime grida di «Al fuoco al fuoco» hanno aperto le porte per scappare fuori. Venendo investiti dalla fiammata e dal fumo, risucchiati dall’ossigeno dei loro appartamenti. Pochi hanno avuto l’accortezza di chiudere l’uscio e le finestre e restare in attesa dei soccorsi. A un peruviano di 39 anni sono bastate due boccate di fumo per perdere conoscenza e morire soffocato. Una signora egiziana di 35 anni, con figlia di quattro mesi, è stata investita dalla fiammata e ha un braccio ustionato. Una filippina di 30 in preda al panico stava gettandosi dalla finestra con la figlia di sei. Un egiziano di 21 anni l’ha fatto, ed è il ferito più grave. Alla fine in nove sono stati distribuiti in vari ospedali: tutti stanno lentamente migliorando, due sono già stati dimessi e nessuno dovrebbe essere in pericolo di vita. «Anche se mia figlia piange da due giorni. Sono dovuto tornare per prendere il suo orsacchiotto Teddy» spiega il padre della piccola filippina.
Ieri è stato infatti tutto un via vai di residenti che andavano a recuperare un po’ di vestiti lasciati negli armadi nella fuga disperata. Hanno dormito, fuori chi dai parenti chi negli alberghi messi a disposizione dal Comune: cinque famiglie, 18 persone in tutto di cui cinque minori. Ma nel cortile si ritrovano i condomini che guardano preoccupati le mura annerite dell’interno D. Lo stabile fu costruito da una cooperativa nel 1948, due lunghi edifici, l’uno di fronte all’altro, che chiudono un tranquillo spazio con panchine e aiuole. Sei piani, compreso il «rialzato», otto ingressi, quattro al civico 87, quattro all’89, ciascuno di 24 appartamenti: totale 192 bilocali da una sessantina di metri quadrati.


«Venti anni fa abbiamo rifatto le scale e messo questo particolare rivestimento che ci era stato assicurato essere ignifugo. Ma dopo quel che è successo è chiaro come sia invece altamente infiammabile. Dovremmo cambiarlo se non vogliamo morire tutti. E far rivedere l’impianto elettrico» dice sospirando un anziano residente della scala A.

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