Il Pd condanna i No Tav. Ma due giorni dopo

Il Pd condanna i No Tav. Ma due giorni dopo

(...) per battute e battutine di Silvio Berlusconi o per il dito medio alzato di Umberto Bossi. Dico tranquillamente che la maggior parte di quelle barzellette non facevano ridere e che se il Cav se le fosse evitate, avrebbe fatto meno danni al buon gusto e a se stesso. Così come la politica gutturale fatta di parolacce e diti medi del Senatur non mi pare un grande contributo alla soluzione dei problemi del Paese.
Ma, con altrettanta onestà intellettuale, devo anche dire che mai (o quasi mai) ci sono state manifestazioni di sinistra contestate da gente moderata. I moderati rispondono con il voto a quelli che pensano essere i loro avversari, ma a nessuno di noi viene in mente di andare a contestare o cercare di impedire comizi o manifestazioni altrui. Ci mancherebbe altro, è l’esatto apposto del pensiero liberale. Al massimo, mi ricordo qualche striscione, qualche fischio, ma niente di violento. Anzi, anche solo per restare agli episodi locali, persino spremendo le meningi, non riesco ad andare oltre a uno slogan davvero brutto su un volantino elettorale di un candidato leghista (poi non eletto) della Valbisagno, un inopportuno «wanted» sempre del Carroccio nei confronti di Marta Vincenzi e una gazzarra eccessiva degli anti-moschea in consiglio comunale, con il lancio di una borsa di volantini contro i consiglieri. Per la cronaca il lanciatore era Giannalberto Conte, capogruppo della Lega nel Centro-Est, che è una persona tranquilla e perbene e che infatti ha immediatamente chiesto scusa riconoscendo l’errore. Ma, per l’appunto, il fatto che sia qui a elencarveli tutti, dimostra che si tratta di eccezioni assolute.
Invece, spesso, per il centrodestra a Genova - «città dei diritti», ma non per tutti - è un problema parlare e fare politica. È così in tutto il Paese ed è così in particolare, ribadisco, a Genova. Confermando, però, sempre per onestà intellettuale, che tutte le volte che siamo stati toccati noi del Giornale, la solidarietà dalle istituzioni non è mai mancata.
Per raccontare la storia del profondo rosso sulla libertà di opinione altrui, invece, la memoria non mi basta. I casi sono tali e tanti che la mia rassegna sarà necessariamente limitata, a partire ovviamente dalla dura contestazione subita da Gian Carlo Caselli l’altro giorno nei vicoli, senza condanne da sinistra - fino a quelle di ieri - se non le parole di Marta Vincenzi in consiglio comunale; la solidarietà scritta e sentita del presidente della Provincia Alessandro Repetto, che anche solo con queste note scritte dall’efficientissima portavoce Barbara Fiorio, riesce a dare un senso al suo ente e un’agenzia Ansa con la posizione dei Giovani Democratici. Gli altri? Non pervenuti.
Ma, per l’appunto, questo è solo il caso più recente. Basti pensare alla sostanziale impossibilità per gli esponenti leghisti di fare banchetti nel centro storico per raccogliere firme sui temi dell’immigrazione; o alle manifestazioni contro la Gelmini poi degenerate in scontri di piazza; o al comizio di Matteo Rosso e Gianni Plinio nei vicoli di fatto impedito; o al pugno preso da Giorgio Bornacin dietro San Lorenzo da parte di un anarchico spagnolo poi rispuntato nell’inchiesta torinese di Caselli... Potrei continuare per pagine, ma a questo punto dovremmo stampare un inserto speciale dedicato solo alle violenze subite da esponenti del centrodestra. Violenze - sia ben chiaro, non messe in atto da esponenti del centrosinistra - ma da gente spesso non condannata adeguatamente dal centrosinistra.
Penso, ad esempio, a tutte le volte che Forza Nuova non ha potuto portare avanti le sue manifestazioni. Personalmente, con Forza Nuova, sono in disaccordo spesso e volentieri, ma mi ripugna l’idea che non possano portare avanti le loro idee e siano spesso vittima di violenze organizzate. Eppure, spesso, ci si diverte a far passare loro come i violenti e i contestatori (quelli sì, violenti) come eroici difensori della democrazia. Eppure, basterebbe vedere all’opera Mario Troviso, che del movimento è il leader provinciale, per capire che difficilmente riuscirebbe a schiacciare una zanzara d’estate.
Oppure, Mario Borghezio. Pensate che l’europarlamentare leghista l’ultima volta che è venuto a Genova mi ha attaccato personalmente perchè avevo criticato certe sue ruvidezze dialettiche che riuscivano a farlo passare dalla parte del torno persino su vicende su cui invece ha ragione. Ma, nonostante il tema del comizio fosse (anche) questo, mi pare incredibile che Borghezio non possa parlare nei vicoli, persino contro di me, perchè degli energumeni tendono a impedirglielo. Stessa sorte per Francesco Storace, pure lui colpevole solo di voler fare un comizio.
La lista potrebbe continuare a lungo, dal giorno in cui a Sampierdarena fu impedita una raccolta di firme a Plinio e Bornacin con tanto di lancio di lucchetti, alla contestazione allo stesso Silvio Berlusconi quando improvvidamente si pensò di farlo andare a Sestri Ponente. Errore politico che compattò il centrosinistra e regalò il mandato bis ad Alessandro Repetto contro Renata Oliveri. Ma, un conto è dire che se il centrodestra avesse fatto quell’incontro in piazza Leonardo Da Vinci ad Albaro l’avrebbe riempita e avrebbe probabilmente vinto le elezioni.

Un conto è il fatto che Silvio Berlusconi non abbia potuto andare a Sestri perchè c’era un gruppo di persone - persino dirigenti di partito - che contestava, sostenendo che Sestri Ponente non poteva essere «violata» dal Cav.
Ecco, a parti invertite, cose del genere non succedono. Lo dico alla sinistra di Genova, soprattutto a quella moderata, ragionevole e perbene. Che è bravissima a non farsene accorgere, ma c’è.

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