Chi ha ucciso la sinistra? Questa domanda da mesi viene sussurrata tra i delusi e i reietti di quella che un tempo era l’opposizione. Non se ne parla a voce alta, perché questo è un giallo che non fa rumore. È una constatazione stanca, rassegnata, qualche volta malinconica, ci si limita a guardare il cadavere lì per terra e andare oltre. Ma è morta o dorme? È imbalsamata? Fa yoga? No, no è proprio andata, stecchita, non senti la puzza, questo odore di idee in decomposizione.
La prova che la sinistra è morta sta qui davanti a voi. L’Italia ha passato lunghi mesi a guardare la guerra civile tra Berlusconi e Fini, vivendo i litigi della destra come una lunga telenovela, il governo in bilico, la rissa in diretta, le donne, i veleni, le case a Montecarlo, la memoria tradita, le mediazioni, le accuse, le minacce, i pianti e i tradimenti. Berlusconi e Fini stanno lì sulla scena, Bossi irrompe di tanto in tanto, Casini fa capolino, il centro tratta e vende, ma dall’altra parte c’è un mondo non illuminato, da cui arriva solo un flebile chiacchiericcio, frammenti di commiserazioni e sedute psicanalitiche. È come se non ci fosse alternativa alla scena principale. La maggioranza politica che regge il Paese fa fuoco e fiamme e dall’altra parte si assiste come inutili spettatori a quello che accade. Inermi. Assopiti. Vuoti. È morta. La sinistra è morta.
L’unica forma di movimento, come un sussulto nervoso del cadavere, arriva dalla periferia, da quei gruppuscoli residuo del Novecento che sono i centri sociali. Eccoli a Torino o Milano presentarsi davanti a chi si sforza di mostrare buon senso e uno straccio di riformismo e lanciare fumogeni, petardi, insulti. L’unica traccia che lascia la sinistra è l’agguato al «collaborazionista» Bonanni, leader della Cisl colpevole di aver firmato il piano Marchionne sugli stabilimenti Fiat, e al giuslavorista Pietro Ichino, che sconta in minore la sorte drammatica di Biagi e D’Antona. La caccia al riformista da quelle parti non è mai tramontata.
Chi sono allora gli assassini? Chi ha ammazzato la sinistra? È morta soffocata dall’eterna disfida tra D’Alema e Veltroni. Molti lo pensano. Sono stati questi due a chiudere le porte, trasformando una cultura e un partito in un monolocale all’ultimo piano, senza vista panoramica, dove l’accesso per chi arriva dal basso è blindato, circola sempre la stessa aria riciclata, che puzza terribilmente di oligarchia, classismo anti proletario, fastidio per tutto ciò che non è tappeti rossi e barche a velo.
Sono questi due, e il loro gruppetto di amici, che hanno riso in faccia ai piccoli imprenditori, ai commercianti, agli artigiani, ai precari, a chi viene dai paesi e dalla provincia, a chi non ha santi in paradiso, a chi odora di lavoro, fatica, sudore. È stato D’Alema che ha costretto il volto bonario e pacioccoso di Bersani ad assumere quella maschera sfigata senza un sorriso. È stato Veltroni che non ha mai avuto la forza di andare in Africa e ora ritorna con il suo ultimo personaggio a rivendicare la paternità del Pd. Mette giù un documento con Fioroni e fa ripartire uno stanco bla bla bla. Ma che c’è di nuovo? Non più Kennedy. Non più Blair. Non più Madre Teresa. Non più Obama. Veltroni appare ora come una fotocopia di Fini. La sinistra è un documento di minoranza.
Sì, c’è la loro firma sul delitto. Ma non solo loro. La sinistra è morta appesa all’antiberlusconismo. Questa ultima ideologia ha cancellato ogni cosa, ogni idea, ogni pensiero, ogni azione. Un’ossessione politica che si è incarta intorno a un solo problema: come incastrare il Caimano. È la sinistra uccisa dal qualunquismo giacobino di Grillo, dal populismo di Di Pietro e dalla ditta Santoro-Travaglio che hanno iscritto l’antiberlusconismo nella loro ragione sociale. La sinistra è morta perché i quarantenni non hanno la forza di ripudiare i padri e liquidare i fratelli maggiori. È morta per lo spontaneismo fricchettone delle primarie. La sinistra è morta perché i suoi intellettuali continuano a dare tesi su Fenoglio e quando parlano di televisione prima o poi tirano in ballo le lucciole di Pasolini. La sinistra è morta perché nessuno la capisce. È morta di solitudine. È morta perché Bertinotti ha il quartiere generale a via Veneto. È morta perché da quindici anni non ha più nulla da dire.
L’unica soluzione a questo giallo ce la offre la penna di Agatha Christie. Il finale è lo stesso di Assassinio sull’Orient Express. Sono tutti assassini. Ogni passeggero su questo treno ha tirato la sua coltellata. Ognuno con la sua stupida, presuntuosa, ragione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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