Il Pd continua a farsi male: "Primarie per i parlamentari"

Dopo lo smacco subito per scegliere il candidato sindaco i democratici rilanciano. E in Comune si tirano le monetine.

Volano le monetine nel Pd dopo le primarie che hanno portato alla vittoria di Giuliano Pisapia. Accade a palazzo Marino, dove il capogruppo Pierfrancesco Majorino, tra i principali sponsor dello sconfitto Stefano Boeri, ha lanciato qualche centesimo in direzione di Giovanni Colombo, sostenitore di Valerio Onida. La scusa è la presenza in aula per l’assestamento di bilancio ma le ruggini sono ben incrostate. «Altro che tirare la monetina. Sei tu che non sai fare politica» è stata la risposta risentita di Colombo.
Tensioni interne destinate a moltiplicarsi in vista della richiesta di nuove primarie partita dalla base. «Primarie per tutti» è lo slogan del Pd, che adesso le propone anche per le candidature alle politiche, nonostante gli esiti nefasti sugli equilibri del partito dell’ultimo appuntamento nelle sezioni. Gli scontenti hanno trovato un Masaniello di tutto rispetto in Filippo Penati, ex capo segreteria di Pierluigi Bersani, fresco di dimissioni da tutti gli incarichi romani e con le mani libere anche per fare il guastatore. «Milano dia l’esempio» è il proclama di Penati. E anche il segretario metropolitano, Roberto Cornelli, approva: «Un’idea legittima. È giusto che da Milano parta una proposta».
«Proposta meritoria» è la definizione scelta da Penati per le primarie in Parlamento, «nel caso in cui si dovesse andare alle elezioni con la legge attualmente in vigore». Insomma, no a elezioni senza le preferenze e con le liste bloccate da Roma: «Si dovrà essere pronti a svolgere le primarie per la scelta dei candidati alla Camera e al Senato».
La discussione continuerà domani durante l’assemblea provinciale del Pd, che ha all’ordine del giorno anche l’analisi della sconfitta di Boeri e la resa dei conti con coloro che avrebbero preferito un altro candidato. Sono già oltre trenta gli amministratori e i dirigenti del Pd che hanno sottoscritto una lettera aperta al segretario provinciale, Roberto Cornelli, e al segretario regionale, Maurizio Martina, per chiedere che siano gli elettori a scegliere le persone che vorranno mandare in parlamento. Un modo per bloccare i paracadutati romani ma anche per alimentare tensioni interne già vicine ai limiti di guardia.
La lettera dei fan delle primarie chiede «un atto di coraggio», «un forte segno di discontinuità con il passato», dice no «gli «eletti come espressione di defatiganti mediazioni o di scelte calate dall’alto».

Ed ecco le richieste, che prevedono anche il rispetto della par condicio tra i sessi: «Che tutti i candidati al Parlamento, anche coloro che sono al primo mandato, debbano essere scelti attraverso le primarie, garantendo il 50 per cento della rappresentanza femminile, e che non possano contare su alcuna deroga coloro che hanno già accumulato due mandati». Insomma, primarie per tutti, inclusi big, veterani e vecchie glorie.

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