Il Pd esplode, i lombardi vanno da Renzi

Il Pd esplode, i lombardi vanno da Renzi

Della serie, quando la nave affonda, i topi scappano. Mentre va in scena l’assemblea regionale del Pd, ospite d’onore l’ex segretario Dario Franceschini, i giovani esponenti del partito che fanno? Corrono alle Leopolda dai rottamatori, incassando consensi appassionati dai propri fans. E dire che il partito, anche a livello locale, di problemi da affrontare ne avrebbe già parecchi: alle voci fuori dal coro di malpancisti, prime donne e anime critiche, ci mancavano altri contrasti. Dall’affaire Penati, che a catena ha fatto scoppiare il caso Maran in giunta, all’infelice uscita sull’«esigenza di rigenerare i vertici del partito» di Stefano Boeri con conseguente frattura interna al partito - Majorino e i neorottamatori da una parte, Laforgia e Cornelli dall’altra -. Per arrivare alle polemiche lanciate una settimana fa da Bologna dal tandem Boeri-Civati - «il Pd di oggi a Milano sembra un piccolo mondo chiuso, parallelo e indifferente a quanto succede nel governo della città» - fino alla quasi rottura sulla segreteria questa volta tra Boeri e il responsabile metropolitano Cornelli. E che dire della proposta choc di Majorino di cancellare il gruppo, fondendolo con il popolo arancione, che in questo periodi gode senza dubbio di miglior salute e popolarità?
A complicare la situazione interna gli attriti con la maggioranza di Palazzo Marino e con i partiti, in rivolta perché esclusi dalle decisioni del governo cittadino. A ricordare il clima teso del vertice di maggioranza sul pgt, e a mettere in riga anime candide (solo in apparenza), ci pensa il segretario lombardo Maurizio Martina: «Niente individualismi, fare squadra». «Milano è il banco di prova» per dimostrare che il centrosinistra è una alternativa di governo al centrodestra. «Non possiamo - ha spiegato - tanto più a Milano, essere somma di individui. Dobbiamo essere una squadra e costruire una classe dirigente. Gli attori fondamentali della squadra ci sono e sono energie importantissime». Insomma, «l’invito - ha sintetizzato Martina - è all’unità di tutte le forze. Tutte le energie devono parlarsi e lavorare insieme».
Dello stesso tenore la stoccata di Franceschini, che non ci sta ad aggiungere tensioni a tensioni e cerca quindi di far passare come positiva la fuga verso Renzi dei suoi: «Non bisogna vivere queste cose con paura, ma come arricchimento. Bene le discussioni, quindi, ma quando si prende una decisione - ha aggiunto - tutti all’esterno dobbiamo sostenerle con convinzione».
Non rinuncia al ruolo di guastatore Boeri, che continua a impartire lezioni al partito, nonostante sia ancora fresca la sua sconfitta alle primarie del centrosinistra per le comunali. La sua sconfitta colpa del partito? «Dove è oggi il nuovo Pd? - si chiede su facebook - A Firenze con Renzi? A Napoli con Bersani? Io penso sia a Cassinetta di Lugagnano a parlare di agricoltura. Si infatti! Un solo Pd con una nuova anima. Inclusiva e generosa».

E se fanno pensare le parole di Civati, che si è presentato a sorpresa al Big bang - «Qui mi sento ancora a casa mia» - lascia ancora più perplessi l’entusiasmo del giovane Maran: «Ieri, arrivando a Firenze, ho avuto il privilegio di passare due ore sul treno a parlare con Sergio Chiamparino, un esempio per chiunque abbia responsabilità amministrativa. Oggi sono alla Leopolda, comunque la pensiate, un evento nuovo, diverso da quello che siamo abituati a vedere dalla politica». Con buona pace del (suo) sindaco e dei colleghi.

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