RomaÈ iniziato pure lanno nuovo, ma per il Pd il pasticcio pugliese è rimasto tale e quale, solo un po peggio. E al fixing del centrosinistra i rischi di sconfitta, nellunica regione del Sud che si pensava con ragionevole certezza di mantenere, sono valutati in vertiginosa crescita. Come nel Lazio, dove Nicola Zingaretti (lunico che avrebbe qualche chance contro Renata Polverini) non ne vuole sapere di lasciare la Provincia di Roma per correre, e il Pd non trova un candidato post-Marrazzo.
Lunica novità (in negativo) è che si è tirato indietro Michele Emiliano, il candidato su cui il Pd aveva puntato le carte di un accordo con Casini. Il quale ora, annusando laria, comincia a prendere in considerazione la possibilità di allearsi con un centrodestra che ha buone chance di vittoria. Il sindaco di Bari, prima grande alleato e poi nelle ultime settimane grande antagonista di Nichi Vendola, ha annunciato nel giorno di San Silvestro, alla vigilia di una decisiva riunione della coalizione (subito rinviata), che rinuncia a presentarsi alle primarie contro il governatore uscente e che «nessuno può costringermi a candidarmi contro linteresse di Bari». Decisione «definitiva», dicono i dirigenti pugliesi del Pd.
Già: il grande handicap del popolarissimo ed esuberante ex pm, lunico a poter rivaleggiare con Vendola nellappello al popolo di sinistra, è il fatto che solo sei mesi fa è stato riconfermato a furor di popolo sindaco del capoluogo pugliese. E che per candidarsi a governatore (cosa che aveva per mesi giurato pure su San Nicola di Bari di non voler fare), Emiliano dovrebbe dimettersi, spedendo la sua città a nuove elezioni. Handicap che è subito diventato una potente arma di propaganda nelle mani del governatore uscente, che ha potuto accusare il sindaco di non rispettare il voto dei cittadini.
Quando Massimo DAlema lo ha convinto a scalzare lex amico Nichi, Emiliano aveva chiesto in cambio una leggina (molto ad personam) per evitare le dimissioni. Ma con il centrosinistra lacerato e i «vendoliani» del Pd che remano contro, è stato presto chiaro che la leggina ad Emilianum non sarebbe mai passata in Consiglio regionale, e che comunque avrebbe causato gravi danni di immagine al centrosinistra. Ragion per cui il segretario Pd Bersani ha detto stop, e per cui il sindaco ha rinunciato, accusando Vendola di aver innescato «una battaglia di potere», invece di farsi cortesemente da parte lasciando libero il Pd di scegliere un altro candidato e di «costruirgli uno straccio di coalizione».
Ora il centrosinistra si trova davanti al dilemma: ricompattarsi su Vendola, come propone il segretario regionale del Pd Blasi e diversi altri, o buttare un altro nellarena delle primarie contro di lui, contando sul fatto che lEmiliano furioso muoverà ogni truppa per far perdere lex fraterno amico. O addirittura saltare a piè pari le primarie, che Vendola rischia comunque di vincere, e candidare direttamente un proprio uomo alle Regionali, anche contro il governatore uscente. Il nome che circola di più è quello di Francesco Boccia, sponsorizzato dal vicesegretario Enrico Letta, stimato dai dalemiani e ben visto dallUdc. «Senza Udc e Idv non si vince, e loro non vogliono Nichi», ricorda Letta. E Boccia è anche animato da un grande desiderio di rivalsa su Vendola, contro il quale perse le primarie del 2005. «A causa dei brogli», accusa.
La decisione sul pantano di Puglia è finita sul tavolo del segretario del Pd Bersani, che ne discuterà lunedì a Roma con i dirigenti locali.
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