Politica

Pd, dopo i Radicali scoppia il caso Bindi

Al convegno dei cattolici Veltroni cerca di rassicurare i teodem: "Nessuna scorciatoia sui temi etici". Ma la Bindi non c'è: "Mi censurano". Di Pietro indagato: il gip non archivia

Pd, dopo i Radicali 
scoppia il caso Bindi

Roma - Cita lo storico Pietro Scoppola come poco prima aveva fatto nel suo discorso Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Cita il cardinale Carlo Maria Martini più volte e Aldo Moro. «Ma anche» il candidato democratico Barack Obama. Invoca una «laicità eticamente esigente, il cui paradigma non sia l’aut-aut, ma l’et-et» e conclude annunciando due candidature cattoliche. Quella di Andrea Sarubbi, giornalista e volto televisivo del programma domenicale A sua immagine di Raiuno e quella del professore Mario Ceruti, collaboratore del ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni.

La componente cattolica del Partito democratico voleva essere rassicurata sul fronte della visibilità nelle candidature e su quello dei valori. E Walter Veltroni ce la mette tutta per accontentarli ma frena pure sulla massiccia richiesta di poltrone. «È inutile usare il bilancino, quanti laici e quanti cattolici. Questo è un partito dove per sua natura o per fortuna laici e cattolici coesistono», dice, in un «felice melting pot».

Veltroni si presenta puntualissimo al convegno sull’Educare al bene comune, incontro programmato tempo fa quando non si immaginava che si sarebbe svolto in piena campagna elettorale. Nel clima bollente pre elettorale il convegno ora appare inevitabilmente come una prova di forza dei cattolici, che dentro il Pd si sentono come panda in via d’estinzione dopo l’ingresso dei radicali nelle liste del Partito Democratico. Tanto da suscitare la reazione polemica dell’ex popolare Rosy Bindi che accusa i cattolici di voler fare una fronda dentro al partito e non va al convegno perché, spiega, non la fanno parlare. Assenza liquidata dai presenti a suon di battute. «Se fossi stato come Sarkozy, le avrei scritto un messaggio: se torni annullo tutto», dice Fioroni mentre il presidente del Senato, Franco Marini minimizza: «Non è venuta? E io cosa volete che ne sappia, avrà avuto da fare».

Veltroni ha bisogno dei cattolici, di tutti i cattolici dai teodem di Paola Binetti ai popolari di Pierluigi Castagnetti. Li convince? Sicuramente la garanzia del posto in lista è un argomento persuasivo. Almeno per la Binetti che apprezza il discorso di Veltroni ma aggiunge «spero riesca a contenere lo spirito laicista dei radicali». Castagnetti mette le mani avanti: «I cattolici non hanno bisogno di essere difesi da Veltroni ma è lui che deve far rispettare il programma e il codice etico dai radicali».

Quella che il Pd possa rispondere alle aspettative dell’elettorato cattolico è una speranza non una certezza. Lo dice bene Riccardi, il più in sintonia con Veltroni, nel suo intervento. «Manca una forza politica che si faccia carico di interpretare il bene comune - dice Riccardi -. Ci vuole un soggetto politico che invece si assuma questo compito e io auspico un bel futuro per il Pd».

Alla fine i temi che dividono le diverse anime del Pd restano tutti sul tavolo irrisolti. Non c’è stata una risposta ad esempio al richiamo forte di Don Carlo Nanni sul diritto alla libertà di scelta che le famiglie devono poter esercitare per i propri figli, ovvero i finanziamenti alle scuole religiose. Né appare una soluzione alle posizioni assolutamente divergenti sulla 194 e la pillola Ru486 la mozione comune sulla piena applicazione della legge sull’aborto presentata dalle senatrici laiche e cattoliche.

Ma Veltroni insiste sulla possibilità di «sintesi» tra la storia radicale e quella cattolica. «Abbiamo chiesto ai radicali di superare la cultura della pura identità, e di accettare invece la nostra cultura del confronto e della ricerca del bene comune», dice il leader Pd che chiede anche ai cattolici «di uscire da un atteggiamento difensivo e non aver paura del confronto. Guai se l’identità diventa un muro dietro cui trincerarsi».

Veltroni poi nell’attaccare il suo avversario, Silvio Berlusconi, sulla questione della libertà di coscienza, lancia un avvertimento ai suoi. «Sui temi etici Berlusconi imbocca la scorciatoia della libertà di coscienza che è come dire: fate come vi pare. È una risposta sbrigativa. C’è invece un dovere di sintesi che noi tenteremo sui temi più difficili, come il testamento biologico».

Insomma dentro il Pd non ci si potrà appellare alla libertà di coscienza per votare contro un provvedimento.

Commenti