Il pd Penati perde la testa e insulta: «Banda di cialtroni» Gli alleati: «Fuori anche lui»

SCONTRO Lo sfidante abbandona il fair play e attacca a testa bassa. Ma i radicali lo gelano: «Anche per lui irregolarità tali da essere escluso»

Non si può dire che sia all’insegna del fair play la linea assunta da Filippo Penati sul caso delle liste in Lombardia: il caos in Lombardia - ha dichiarato il candidato governatore del Pd - è dovuto «alla banda di cialtroni a cui Formigoni si è affidato» e ora, per sbrogliare la situazione, il Pdl «da una parte cerca di buttarla in caciara, dall’altra sperano che papà cambi le regole». Una «banda di cialtroni, di cui si sono accorti anche i loro stessi elettori - ha proseguito l’ex presidente della Provincia di Milano -, che ha fatto lo scherzo delle firme fasulle».
Gli ha risposto il coordinatore del Pdl lombardo, l’uomo che a giugno lo ha battuto alle elezioni provinciali, Guido Podestà: «Filippo Penati, parlando di “una banda di cialtroni” - ha commentato Podestà - ha segnato un clamoroso autogol nella porta sia della sua candidatura a presidente della Regione sia della sua credibilità personale». «Dalla verifica capillare della documentazione depositata a sostegno della Lista Penati Presidente che i nostri funzionari stanno effettuando presso l’Ufficio centrale regionale della Corte d’appello - ha aggiunto - affiora una montagna di irregolarità formali. Il controllo, arrivato al momento a circa il 20% delle firme presentate, evidenzia l’esistenza di una fiera degli errori che i radicali, coprendosi entrambi gli occhi sbarrati, al contrario, sulle firme del Pdl, ben si sono guardati di contestare al sodale Penati. Massiccio utilizzo di bianchetto, assenza di timbri circolari, certificazioni effettuate da consiglieri regionali non autorizzati a rilasciarle, validazioni improvvisate, mancanza di iscrizioni al corpo elettorale, date di nascita».


E i radicali hanno ammesso che le irregolarità erano presenti anche nel campo del centrosinistra: «Non voglio escludere che tra di noi ci sia stato chi ha controllato meglio le liste del Pdl - ha detto l’ex candidato radicale Marco Cappato - ma il numero di irregolarità che noi abbiamo contestato nella lista di Penati era sufficiente per far crollare anche la sua lista».

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