da Milano
Sindaco Chiamparino, grande assente alla prima festa del Pd a Torino.
«La ragione è che dal Pd locale io ricevo solo attacchi, in alcuni casi anche personali. Allora ho deciso di dare un segnale, perché per quanto mi riguarda così non si va avanti».
Ma come, il sindaco rieletto a maggioranza bulgara bistrattato dal suo stesso partito?
«Quando alle primarie ha vinto una maggioranza diversa da quella che sostenevo, ho dato segnali espliciti di riconoscimento allattuale segretario regionale, ma ho avuto indietro solo pesci in faccia. Qui cè una questione che riguarda la città, perché in questi sette anni abbiamo fatto molto, tanto che l85% dei cittadini (sondaggio commissionato dallAnci) è soddisfatto di vivere a Torino».
E allora perché il Pd la attacca?
«Guardi, io sono un sindaco che tra due anni e mezzo esce e non è alla ricerca di nessun altro incarico o candidatura né per il Parlamento né per la città metropolitana, ipermetropolitana o strametropolitana che sia. Semplicemente mi preoccupo per il Pd perché se vuole vincere le prossime elezioni a Torino deve fare i conti con quello che si è fatto in questi anni. Se è tutto da buttare via, se ne assumano la responsabilità. Ma in quel caso non voglio essere chiamato in causa».
Tra due anni e mezzo torna libero cittadino?
«Non potrò più essere ricandidato, non intendo candidarmi a nullaltro né tantomeno in Parlamento. La cosa che mi interessa non è la ricerca di un posto, la mia battaglia politica è contro un gruppo dirigente tutto introverso che guarda solo alle beghe di corrente e di fazione, che misura la politica sulla base dei posti che vengono distribuiti. Bisogna dare un segnale di rottura».
Bassolino e Cacciari non firmano contro il governo, lei diserta la prima Festa di partito, ma che succede nel Pd?
«Le due cose non centrano, io la campagna del Pd la firmo a due mani. E se vuole le dico anche perché».
Dica.
«Perché mentre mandano i soldati nelle città siamo il Paese con il maggior numero di poliziotti pro capite. Allora a che servono? Poi ogni giorno sbarcano 200-300 clandestini e vogliono fare passare il reato di gravità, vuol dire che non si vuole affrontare il problema con i Paesi da cui provengono i clandestini. Terzo: la certezza della pena, che non cè. Contro chi fa demagogia firmo a due mani».
Il governo però ha promesso il federalismo fiscale, tema che le sta a cuore.
«Io questo me lo auguro. Dove ritengo che il governo faccia proposte utili io sono pronto a confrontarmi, e il federalismo è uno di questi temi. Qui non centra nulla la questione della Lega, tutti calcoli politicisti che non mi interessano. Il federalismo fiscale è una sfida importante per modernizzare lo Stato e mi auguro che ci sia possibiltà di convergere».
Sulla questione Nord lei ha sostenuto posizioni un po diverse da quelle maggioritarie nel suo partito.
«Sono convinto che dobbiamo essere un partito autonomista e federalista, questo sì, ma tanto al Nord quanto al Sud. Altri avevano parlato di un partito del Nord, ma quando sento queste espressioni mi viene in mente la mai abbastanza celebrata trasmissione di Arbore, Indietro tutta».
Quindi la sua critica è solo al gruppo dirigente torinese del Pd?
«La mia scelta è mirata a quello, rilevante localmente ma non così tanto sul piano nazionale, salvo che questo non sia indice di un modo di agire diffuso nel Pd. Ma questo non sta a me dirlo, non ho gli elementi per sapere se ci sono altre situazioni locali come quella di Torino».
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