Roma«Una vergogna!» strillano allunisono i presidenti dei gruppi dipietristi alla Camera e al Senato, Donadi e Bellisario. «Assurdo inviare le Frecce Tricolori a Tripoli! Inspiegabile regalo a un dittatore», insiste il primo. «Appiattimento senza precedenti di Berlusconi e La Russa al leader libico!», rincara il secondo. Non male per unItalia dei Valori che ai tempi del governo Prodi non aveva mai rivolto neanche il pensiero allaltra sponda del Mediterraneo.
Ma non ci sono solo reazioni isteriche e da motivare meglio. Cè anche chi, come il radicale Perduca o il piddino Farinone, ritiene sia semmai grave spendere una barca di soldi per inviare in Libia la pattuglia acrobatica degli MB339 per le celebrazioni del 40° anniversario della rivoluzione che ha portato Gheddafi al potere. «Spesa eccessiva in un momento come questo in cui il bilancio è in forte difficoltà» sentenzia il vicepresidente della commissione Affari Europei della Camera, esponente appunto del Pd. «La Russa dice che un viaggio a Tripoli vale quanto una esibizione a Trieste? Sinformi, visto che la base delle Frecce Tricolori è a Udine» sindigna il radicale.
Ma anche qui fanno una ben magra figura. Visto che il ministro della Difesa, pochi attimi dopo, spiega che la missione già concordata con Tripoli è a «loro» spese, e che al nostro esausto bilancio costerà una sciocchezza di diaria giornaliera per i piloti che saranno impegnati sui cieli della capitale libica.
Si va insomma. È deciso. A quarantanni dal colpo di stato che fece fuori re Idris e a 39 dalla cacciata degli italiani dalla Libia, si torna persino con le forze armate, nel caso lAeronautica. È il premier libico stesso, a quanto pare, che lha chiesto. È noto a tutti come la pattuglia acrobatica italiana sia considerata da tempo una delle migliori, se non la migliore. E dunque perché non offrire ai 300mila tripolini che il 1° settembre saffolleranno sulla «piazza verde» della capitale le acrobazie dei migliori piloti del mondo? La Russa ci tiene a mettere in rilievo che il suo sì è «tecnico» (e politicamente già cera laccordo tra lui, Berlusconi, Frattini e i rappresentanti libici a Roma che hanno avanzato formalmente la richiesta), ma ha anche un sottofondo di marketing da non sottovalutare: «Le Frecce tricolori - fa presente - sono una squadra deccellenza e portano ovunque il marchio del made in Italy...». Insomma niente spese - coperte dai libici - e un buon mezzo per sancire definitivamente la ritrovata armonia con la Libia che sarà testimoniata oltre che dalla presenza come ospite donore di Silvio Berlusconi (domenica 30) anche dallesibizione acrobatica dei nostri MB399. Cè ancora chi ha da dire qualcosa?
Qua e là affiora a questo punto il «rischio» che Gheddafi possa cogliere loccasione dei festeggiamenti per portare sul proscenio Abdel Al Megrahi, lattentatore di Lockerbie rilasciato la scorsa settimana dalla giustizia britannica per ragioni umanitarie, essendo un malato terminale di cancro. Inammissibile, si dice, che lItalia non protesti contro la sua possibile presenza. Ma è tutto da dimostrare che Gheddafi voglia davvero far comparire Al Megrahi che, da parte sua, ha sempre detto di essere innocente. Qualche spiraglio, nella polemica sul quarantennale libico, trova semmai la rinnovata protesta dei membri dellassociazione italiani espulsi. Erano 20mila quando, dopo il decreto che confiscò tutti i loro beni a luglio del 70, dovettero abbandonare il Paese entro il 15 ottobre di quellanno. Persero tutto quello che avevano e dal governo italiano hanno ricevuto risarcimenti pressoché simbolici.
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