Il Pdl affronta il nodo Welfare: si riapre il risiko sui ministeri

Il trionfo al Campidoglio spinge Sacconi (Fi) al dicastero su lavoro e pensioni. E per le attività produttive spunta il vice di Confindustria

da Roma

Si spengono le luci sulla festa per la vittoria di Gianni Alemanno. E quasi senza soluzione di continuità inizia il braccio di ferro per stabilire la destinazione della casella governativa inizialmente destinata al neo-sindaco di Roma. Il nuovo ostacolo da superare per Silvio Berlusconi è, dunque, rappresentato dal ministero del Welfare. Era questo il dicastero promesso ad Alemanno e ora Alleanza nazionale ne rivendica con forza l’assegnazione, motivando la richiesta con la logica dell’«uno di noi esce, uno di noi entra». Un messaggio girato direttamente al premier in pectore.
La risposta di Berlusconi sarebbe stata negativa, visto che secondo il leader azzurro «il Comune di Roma vale tanto quanto, se non più di un ministero». Il Cavaliere ha dunque rivendicato per Forza Italia il dicastero del Welfare indicando con forza il nome di Maurizio Sacconi e concedendo, in contropartita, assicurazioni ad An sull’assegnazione di tre ministeri più uno (senza portafoglio). I nomi che si fanno a via della Scrofa sono sempre quelli di Altero Matteoli alle Infrastrutture e Ignazio La Russa alla Difesa. Restano due caselle da riempire: la quota rosa dovrebbe spettare ad Adriana Poli Bortone alle Politiche comunitarie. L’alternativa, se il ministero senza portafoglio dovesse essere un altro, sarebbe Giorgia Meloni, la quale fra l’altro potrebbe subentrare alla Poli Bortone se quest’ultima venisse candidata nel 2010 alla Regione Puglia. Salgono, invece, con forza le quotazioni di Andrea Ronchi come possibile ministro al posto di Alemanno. Un altro candidato sembra essere Pasquale Viespoli così come in corsa potrebbero esserci Mario Landolfi, Adolfo Urso o un fedelissimo del neo-sindaco come Antonio Buonfiglio.
Se nelle ultime ore si registra un forte pressing di Berlusconi su Claudio Scajola per tentare di convincerlo a sedere sulla poltrona di ministro della Giustizia - ma il parlamentare ligure avanza delle resistenze - sul fronte delle quote rosa i nomi ci sono ma le caselle sono ancora da riempire. L’unica certezza è relativa a Mariastella Gelmini, saldamente in sella all’Istruzione. Per quanto riguarda Stefania Prestigiacomo un ministero è sempre più probabile (nelle ultime ore si parla dell’Ambiente) mentre Mara Carfagna potrebbe occuparsi della comunicazione di Palazzo Chigi. Decisamente complicata, poi, la trama che si starebbe disegnando attorno a uno dei ministeri che in un primo tempo sembravano già assegnati: quello delle Attività produttive. Claudio Scajola è sempre in pole-position ma non è escluso che Berlusconi possa sottoporre in queste ore ai suoi la possibilità di coinvolgere «un tecnico vicino a Confindustria» il cui identikit corrisponderebbe a quello dell’attuale vicepresidente Alberto Bombassei. Un nome spuntato dopo gli incontri tra il futuro presidente del Consiglio e i vertici, passati e presenti, di via dell’Astronomia. Qualcuno sussurra anche l’ipotesi di uno spostamento di Roberto Maroni dagli Interni alle Attività produttive ma bisogna tenere conto che Umberto Bossi ieri ha ribadito in maniera chiara che «sulla squadra di governo non tratto più». E che Maroni ha sottolineato che «della sicurezza deve occuparsi la Lega».

Chi è sicuramente tranquillo in merito al suo incarico prossimo venturo è Lucio Stanca che ha raccontato di essere stato «nominato ministro ad Arcore» ma ha aggiunto di non sapere ancora quale sarà la denominazione esatta del dicastero, se solo Innovazione tecnologica o Funzioni operative sulla Funzione pubblica.

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