Pdl all’attacco: inchiesta sui pm del caso Ruby

RomaGli ispettori del ministero della Giustizia devono indagare sui magistrati di Milano. Il processo sul caso Ruby che vede indagato Silvio Berlusconi è condotto con una modalità che «squilibra il rapporto tra giustizia e politica». Si sta operando tramite «palesi violazioni» dell’articolo 68 della Costituzione e nell’uso delle intercettazioni. I vertici del Pdl in Senato, con un’interrogazione urgente, chiedono dunque al ministro della Giustizia Angelino Alfano «se non ravvisi l’opportunità di intraprendere le iniziative ispettive e disciplinari di propria competenza al fine di verificare la correttezza o meno dell’operato della Procura della Repubblica di Milano». Un’iniziativa del Guardasigilli è necessaria, scrivono il capogruppo in Senato Maurizio Gasparri e il vice Gaetano Quagliariello, con i senatori Franco Mugnai e Roberto Centaro, prima di tutto per l’abuso di intercettazioni a carico delle utenze di Berlusconi che lede le prerogative parlamentari sancite dall’articolo 68 della Costituzione. I due senatori sottolineano come proprio questo articolo impone sempre la richiesta, da parte dell’autorità giudiziaria, dell’autorizzazione a procedere nell’uso di tabulati telefonici di un parlamentare alla sua Camera di appartenenza. L’autorizzazione può non essere sollecitata solo nel caso in cui «l’ingresso di un membro del parlamento nelle conversazioni captate sia accidentale e del tutto imprevedibile» e nel caso in cui le intercettazioni siano da utilizzare «nei confronti di terzi non parlamentari». Nell’interrogazione, il Pdl cita una serie di intercettazioni anche a carico di Berlusconi pubblicate sui giornali e una serie di documenti, tra i quali una sentenza della Corte Costituzionale (366-1991) che metteva in guardia sull’abuso di intercettazioni a carico di un parlamentare.
Nel processo Ruby, invece, è stata svolta «una sistematica, scientifica, mastodontica attività di incrocio dati», come dice Quagliariello, per ricostruire le presenze nella villa di Arcore. «La Costituzione, le leggi e le sentenze della Consulta - domanda Gasparri - valgono anche per Berlusconi o no? Qui siamo di fronte a uno stravolgimento ad personam».
E mentre il segretario del Pd Pier Luigi Bersani commenta negativamente l’interrogazione («ormai siamo ridotti a questo: il Parlamento e i ministri che si mettono al servizio degli avvocati di Berlusconi») i senatori del Pdl chiedono di verificare «la regolarità della tempistica di iscrizione nel registro degli indagati dell’onorevole Berlusconi», per accertare se «pur in presenza di un’attività investigativa già chiaramente indirizzata, tale procedura di garanzia non sia stata ritardata al fine di consentire la praticabilità del rito immediato».

Infine «le parole» utilizzate dal procuratore Edmondo Bruti Liberati «per chiedere una proroga nell’attività di intercettazione sono la dimostrazione», secondo il Pdl, «che (le intercettazioni, ndr) non erano casuali o fortuite, ma mirate e in ultima analisi fatte senza l’autorizzazione del Parlamento».

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