MilanoIl rischio per il Pdl era di far saltare a dopo le elezioni i congressi cittadini e provinciali. E soprattutto in Lombardia, dove lobiettivo di arrivare alle assemblee con un candidato unico, come auspicato dai vertici romani, sembra ormai poco più che un miraggio. Troppo complicata la composizione delle tante (forse troppe) tessere di un puzzle che deve tener conto non solo di correnti e storie politiche, ma anche di personalismi difficilmente ricomponibili. Per questo i colonnelli del partito si sono trovati ieri a Roma in cerca di una soluzione. A cominciare dal caso Lombardia, sicuramente il più intricato dopo gli arresti della magistratura in Regione, lannuncio della sostituzione di assessori fatto dal governatore Roberto Formigoni e confermato da Silvio Berlusconi nellincontro dellaltra sera ad Arcore e soprattutto le minacce della Lega di far cadere la giunta di centrodestra. Un comportamento che rischierebbe di incrinare anche le alleanze di Veneto e Piemonte dove le giunte sono griffate Lega. Rischiando di consegnare tutto il Nord al centrosinistra.
A parlarne ieri cerano i coordinatori nazionali Denis Verdini e Ignazio la Russa, il vice presidente della Camera Maurizio Lupi e il questore Francesco Colucci, lex ministro Mariastella Gelmini, i deputati Luigi Casero e Viviana Beccalossi, il coordinatore regionale lombardo Mario Mantovani. Alla fine la decisione di cercare una ricomposizione e riconfermare le date dei congressi. A partire da Mantova, Bergamo e Lecco. Ma soprattutto il «provinciale di Milano», in agenda per il 12 febbraio, e il cittadino due settimane dopo, veri termometri dello stato di salute del partito e del grado di conflittualità interna. Salita parecchio ieri, dopo la denuncia del segretario cittadino del Pdl a Pero (alle porte di Milano) che secondo Repubblica avrebbe denunciato una ventina di tessere risultate false. Un caso simile a quello che a Vicenza ha portato i dirigenti locali davanti alla magistratura. E che secondo un dirigente del Pdl lombardo, «rischia di innescare una reazione a catena». Vanificando il grande sforzo di rilancio del partito fatto con il tesseramento e la possibilità offerta agli iscritti di eleggere direttamente i vertici locali.
«Ho dato mandato al coordinamento provinciale di fare le verifiche - assicura il coordinatore Mantovani - Ora aspetto i risultati». Sul fronte Regione, invece, Formigoni assicura di non temere le minacce di Umberto Bossi. «Ho ricevuto - assicura - lappoggio di tutto il partito: il Pdl è unito contro ogni tipo di ricatto.
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