Il Pdl ha una crisi di nervi in tv Gli ex An passano agli insulti

Il Dr. House direbbe che il malato non reagisce, bisogna aumentare la dose. Il Valium che Gianfranco Fini donò a Natale a Vittorio Feltri e che ora il direttore ha rispedito all’agitato mittente, non funziona però con i finiani. I sintomi di tarantolamento dei fedelissimi ex An si sono riscontrati venerdì sera a L’ultima parola, il talk show di Raidue condotto da Gianluigi Paragone. E in diretta tv Adolfo Urso e Italo Bocchino hanno dato in escandescenze contro Maurizio Lupi e Daniela Santanchè, per una complessiva sceneggiata ad alta tensione alla quale - fortuna loro - non hanno partecipato l’attonito Carlo Rossella e il mite senatore ex An Giuseppe Valditara.
Il bubbone interno al Pdl esplode nelle case degli italiani quando il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi rimprovera ai finiani «una vecchia politica di potere». Accuse che non vanno giù a Bocchino, il quale replica velenoso: «Voi di Comunione e liberazione siete maestri nella divisione dei posti». Insomma, la festa è appena cominciata ed è già finita. Volano subito i piatti del servizio buono, servirebbe il Lexotan. Ma nessuno ha il flacone pronto e Lupi replica subito: «Non ti riconosco più, dovresti dimetterti!». Al che il vicecapogruppo Pdl esplode in un «Questo è un atteggiamento fascista e squadrista».
È evidente che il Lexotan non basta, occorre lo Xanax. Al di là dell’oggettiva comicità insita nel sentire Bocchino (ex Fuan, ex Msi ed ex An) dare del «camerata» a Lupi - al quale al massimo finora avevano dato del chierichetto o del sagrestano -, la puntata ormai ha preso una brutta china. Paragone, a cui la caciara non dispiace poi molto, lancia qualche provocazione e i degenti ci ricascano.
Tocca al sottosegretario Urso perdere la brocca, stavolta contro la collega Santanchè, ribattezzata «Santa-che?»: «Parli tanto di italiani ma non sai cosa dicono. Hai venduto la tua coerenza per una poltrona!». No, nemmeno lo Xanax, servirebbe del Tavor. Ma siccome negli studi Rai di Milano i sedativi scarseggiano, Urso può erompere anche in un elegantissimo e assai maschilista: «Ma quale vecchia politica? Tu sei più vecchia, e lo sembravi anche!». Ovvia la replica della Santanchè: «Dimostri di essere un fascista anche se non vuoi più esserlo».
Gong. Fine secondo round. Cambia l’inquadratura e cambiano i contendenti, non l’atmosfera da pugilato dialettico. Urso ormai è lanciato come un cocomero in discesa e se la piglia pure con Paragone, intimandogli quelle dieci-dodici volte di mostrare una grafica. E il padrone di casa - sorridente ma non disposto a farsi trattare da figlio della serva - sbotta: «Io la rispetto e lei rispetti me! Vediamo di calmarci e di chiedere per favore!». Silenzio. Anzi, giusto un altro paio di stilettate di Bocchino al conduttore «che fa il lavoro per cui lo paga il suo editore di riferimento, la Lega».
Ma le ostilità, come in ogni buon divorzio in corso, sono inestinguibili. E Urso azzanna a tappeto. «Lupi! Lupi! Lupi! - si affanna a sbraitare manco fosse un pastorello in pericolo - Rispondi! Rispondi!». Lupi, poveretto, ci prova, ma Urso ulula un poderoso «Ebbasta!» che trascina di nuovo la trasmissione in osteria: «Non sei nell’Msi! - replica l’ex forzista - Sei fuso? Siete tutti matti!». Difficile dargli torto. Resta da provare il Roipnol...
E così, tra una velata accusa a leghisti e berlusconiani di ritenere gli immigrati indegni di ogni diritto (accuse respinte con sdegno), qualche vecchia ruggine tra ex aennini contro la Santanchè che lasciò il partito, e un capolavoro sofistico per cui «sono gli italiani, non Fini, a porre i problemi», si giunge all’amara conclusione. Santanchè: «Bocchino dovrebbe dire “siamo diversi e lontani, arrivederci”». Bocchino, in collegamento da Roma, per la prima volta dà quasi ragione alla sottosegretario: «Prendiamo atto che per bocca di Lupi per la prima volta oggi i berlusconiani ci dicono che dobbiamo andarcene. Siamo amareggiati ma se necessario lo faremo: non volevate un partito, ma solo annettere la nostra storia». Ecco la ciliegina sulla torta.

L’accusa di anschluss a Forza Italia su An, per colpa di quel Goring di Lupi, sostenitore della «logica padronale del principe». Altro che ansiolitici e sedativi, l’unica salvezza sarebbe stata la narcocarabina da grizzly, quella per la caccia all’Urso.

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