(...) L'opzione craxiana creò le basi culturali di un primo incontro tra i cattolici ed i laici, in cui la laicità si fondava sulla libertà piuttosto che sulla Rivoluzione e poteva contemplare la presenza di una Verità assoluta. Craxi fu il «Blair italiano», capace di realizzare l'unico esempio di vera socialdemocrazia italiana atlantista e riformista. Come dimenticarsi del decreto di San Valentino, in cui decise di separare il tasso di inflazione dai salari? Come dimostra la vittoria conseguita con il referendum, gli italiani compresero come la posizione maturata dal leader socialista fosse l'unica via di salvezza per il Paese. Ma poi arrivò Tangentopoli, lo tsunami giustizialista che lo trasformò in capro espiatorio di un sistema politico che utilizzava la pratica delle tangenti quale strumento di sopravvivenza durante la Guerra Fredda; un sistema di cui hanno beneficiato anche soggetti che non hanno ancora pagato dazio.
Chi ha raccolto l'eredità del riformismo craxiano è il governo Berlusconi. «La riforma è amica del reale, non condanna nessuno per principio, ma critica gli interessi di fatto», diceva Don Gianni. E' quindi comprensibile come la continuità naturale di questo ideale sia confluita nel Popolo della Libertà, grazie all'intuizione di Silvio Berlusconi di creare un movimento popolare in cui la libertà non ha mai assunto le tinte ideologiche della Rivoluzione.
Martedì, a 10 anni dalla scomparsa di Craxi, presso la Sala della Biblioteca del Senato, a Roma, alla presenza di Silvio Berlusconi, di numerosi esponenti del governo, del presidente del Senato Renato Schifani, del sottosegretario Stefania Craxi, è stato ricordato lo statista che amò l'Italia a tal punto da morire in esilio. Egli fu un esempio non solo per i riformisti socialisti, ma anche per molti di coloro le cui radici affondano nella storia dei partiti democratici della prima Repubblica. Oggi il peso della figura di Craxi si impone come un macigno sui destini di una sinistra che non ha fatto i conti con la propria storia, ancora bloccata tra il giustizialismo di Di Pietro e la ricerca di una terza via socialdemocratica riformista diversa dal craxismo, e quindi velleitaria. Craxi rappresenta una parte importante di quel lungo percorso riformista di libertà che da Turati a Matteotti, per non parlare di Saragat, si è rigenerato nella nostra storia contemporanea attraverso la sua figura. Quel riformismo che la mia città, Genova, ha visto nascere due secoli fa con il Psi e di cui oggi, purtroppo, ha perso la memoria storica, annebbiato ancora dai fumi della Rivoluzione che, con il giustizialismo, ha marchiato con l'odio la figura di Craxi. Il Popolo della Libertà ligure, rappresentato dall'on. Michele Scandroglio, era presente all'iniziativa romana e ha così mostrato sensibilità per il ricordo di una persona che ha dato molto al nostro Paese.
*Direttore editoriale
ragionpolitica.it