Pdl: niente indagati in lista tranne i perseguitati politici

Il coordinatore azzurro Bondi invia una lettera ai suoi dirigenti

Pdl: niente indagati  
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i perseguitati politici

Roma - Sono due i coordinatori regionali di Forza Italia seduti sui divanetti del Transatlantico quando le agenzie di stampa danno notizia della lettera inviata a tutti i vertici azzurri da Bondi. «Eventuali procedimenti penali che riguardano nostri parlamentari o eventuali candidati, esclusi naturalmente quelli che hanno un’origine politica, costituiscono - si legge nella missiva del coordinatore nazionale - un motivo sufficiente di esclusione dalle liste». Dire che i due saltano sulla poltrona è poco. Perché, spiegano, la nostra linea in materia è sempre stata chiara: «Non può essere la magistratura a dirci chi candidare». Un concetto su cui mercoledì era stato netto pure il vicecoordinatore azzurro Cicchitto: «Ho grandi dubbi a lasciare che siano le procure a fare le liste elettorali con i loro avvisi di garanzia o altre iniziative giudiziarie».
Eppoi, è il ragionamento che fanno in privato molti dirigenti azzurri, così «rischiamo di metterci a inseguire una campagna che non è nel nostro dna» e sulla quale si è già esposto Fini (d’accordo sul non candidare «indagati o condannati per reati odiosi come corruzione o mafia»). La lettera di Bondi, dunque, un po’ di acque in Forza Italia ne agita. Anche perché, davvero si applicasse il criterio in questione, a rischiare il seggio ci sarebbe più di un parlamentare di peso. Da via dell’Umiltà, però, assicurano che «non c’è niente di strano perché simili indicazioni, peraltro destinate a restare riservate, vengono date a ogni tornata elettorale». Vero fino a un certo punto, se a fine giornata Bondi torna sulla querelle spiegando che «i criteri indicati» sono «contenuti in una bozza provvisoria» e «non hanno carattere di definitività» perché devono essere discussi con tutto il Pdl.
Da giorni, intanto, si lavora sul programma. Su due tavoli diversi: uno che si occupa di quello di legislatura (a cui stanno lavorando Tremonti e Brancher per Forza Italia, Alemanno e Gasparri per An, Calderoli e Maroni per la Lega) e uno più concentrato su quello dei primi cento giorni su cui Berlusconi punta anche dal punto di vista mediatico. Si tratterà, infatti, di una serie di disegni di legge (dieci, dodici) già sottoscritti dai leader della coalizione e destinati ad essere approvati nei primi Consigli dei ministri. Si punterà soprattutto su riduzione delle tasse e aumento dei salari, perché uno dei leit motiv della campagna elettorale - spiega il Cavaliere nelle sue conversazioni private - «dovrà essere l’impoverimento del Paese causato dal governo Prodi». E ci si concentrerà soprattutto sulla cosiddetta «quarta settimana», quella in cui molte famiglie si ritrovano con lo stipendio agli sgoccioli. In questo senso, dunque, la detassazione degli straordinari e delle tredicesime e la proposta di pagare l’Iva solo al momento dell’incasso della fattura. E, sempre in questa direzione, il Cavaliere è deciso a varare un piano-casa per le famiglie in difficoltà, sul quale però si sta ancora lavorando. Tutte le proposte, infatti, soprattutto quelle che hanno un riflesso diretto sulle casse dello Stato, sono all’esame di Tremonti che nei colloqui di questi giorni predica «prudenza» perché «la situazione economica resta difficile». E, dunque, ancora in fase di esame (anche se il Cavaliere difficilmente ci rinuncerà) l’abolizione delle tasse di successione e donazione reintrodotte da Prodi.
Si lavora poi alla «bonifica» delle spese inutili. Il Pdl, per esempio, sarebbe favorevole all’abolizione delle Provincie, ma sul punto la Lega sembra frenare. Tutti d’accordo, invece, sulla riduzione dei costi della politica con un taglio al numero e agli stipendi di parlamentari, consiglieri regionali e provinciali. Sul fronte del pubblico impiego, invece, spazio alla meritocrazia con un disegno di legge che riguarda anche scuola e università di cui si sta occupando la Gelmini. Mentre la questione Mezzogiorno è stata girata ad Alfano e Fitto.
Sul tavolo del Cavaliere - ieri ancora alle prese con il nodo siciliano, visto che Micciché ha ribadito il suo sì a Lombardo solo se «rompe» con Cuffaro - oggi dovrebbe arrivare anche un corposo dossier giustizia: separazione delle carriere, modifica della composizione del Csm, reintroduzione dell’immunità parlamentare, uso delle intercettazioni solo per i reati più gravi, aumento delle pene per i recidivi.

Sul fronte riforme, invece, via al federalismo fiscale, alla modifica dei regolamenti parlamentari e maggiori poteri al premier. Capitolo a parte, invece, la questione del nucleare che il Pdl potrebbe decidere di rilanciare. Tutte proposte, queste, che il Cavaliere studierà con attenzione nei prossimi giorni.

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