Cronache

Il Pdl pensi a trovare un candidato sindaco anziché ai congressi

(...) Insomma, roba triste. Così come è un po’ triste leggere sui giornali che il congresso genovese del Pdl sarebbe fissato il 12 febbraio, per «contrastare mediaticamente» le primarie del Pd. Come se - checché se ne pensi sul Pd e sui suoi candidati e io personalmente ne penso davvero male - migliaia di persone che si esprimono sulla scelta di un candidato sindaco (e, fra l’altro, stavolta, senza nemmeno che l’esito sia scontato, come è sempre stato finora sia a livello nazionale che a Genova), potessero essere controbilanciate da una rissa interna fra correnti per eleggere un coordinatore di partito, il cui ruolo interessa solo a una ristretta cerchia di ottimati.
Se non si capisce questo, non si è capito niente. Se non si capisce questo, si dimostra di vivere in un’altra era politica e geologica. Ma davvero qualcuno di buon senso nel Pdl pensa che ci sia una persona minimamente interessata alle beghe interne? (E, sia ben chiaro, lo stesso varrebbe per le beghe di qualsiasi altro partito).
Ma dove vivono? Camminano mai per la strada? Parlano con i loro elettori? Una decisione simile, quella di occuparsi di congressi combattuti a colpi di pacchi di tessere che hanno lo stesso valore esterno delle riunioni del club di Topolino, allontana ancor di più la politica dagli elettori. E, intendiamoci, nessuno nega l’importanza del ruolo dei partiti o l’importanza della legittimità democratica dei ruoli elettivi. Ma c’è un piccolo particolare: fra tre mesi si vota e del candidato sindaco del Pdl non c’è nemmeno l’ombra.
Potrebbe essere Pierluigi Vinai, potrebbe essere Raffaella Della Bianca, potrebbe essere Matteo Campora, potrebbe essere Sandro Biasotti, potrebbe essere Gianni Plinio, potrebbe essere Roberto Cassinelli, tutti ottimi nomi, potrebbe essere un jolly pescato dalla società civile, anche se oggi sembra difficile. Potrebbe anche essere, in nome della salvaguardia dell’alleanza con la Lega, lo stesso Edoardo Rixi. Ma l’importante è che sia scelto: presto e bene, alla svelta e autorevole, senza perdere ulteriore tempo. Perché è vero che, a seconda di chi sarà il vincitore delle primarie del centrosinistra, occorre un profilo di candidato, piuttosto che un altro. Ma è altrettanto vero che, anche in questo caso, il nome deve essere dato immediatamente. Mi spiego: vince la Vincenzi e serve un uomo (o una donna) più attento al ceto medio riflessivo contro l’ultrà popolana? Perfetto, si individui immediatamente uno con questo identikit, pronti a schierarlo. Vince la Pinotti e serve qualcuno che la metta di fronte alle incredibili scelte del governo Monti che la senatrice vota acriticamente a Roma? Ottimo, si cerchi un duro e puro di centrodestra. Vince Marco Doria con la sua forza tranquilla, ma poco loquace? Splendido, si cerchi un affabulatore in grado di massacrarlo dialetticamente. Ma le soluzioni A, B e C devono essere già pronte il giorno prima, non il giorno dopo, con le lettere di accettazione delle candidature già in tasca.
Signori del Pdl ve ne rendete conto? O pensate che gli elettori vivano per sapere chi sarà il prossimo coordinatore metropolitano o provinciale e chi si è assicurato più tessere? Magari dopo qualche litigio furibondo che sarà ovviamente spifferato ai giornali meno amici il giorno dopo? Insomma, personalmente penso che i congressi vadano celebrati il più tardi possibile. Prima, pensiamo a trovare un candidato sindaco per Genova, tutto il resto viene dopo.
Perché, vedete, stavolta si può vincere.

Sempre che si voglia vincere.

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