(...) a palazzo Madama vale quanto il voto contrario. Allora di pranzo, invece, a tentare di cucinare Berlusconi è stata Gabriella Mondello che ha detto «sì» alla mozione di sfiducia.
Cè invece la soddisfazione di deputati e senatori rimasti fedeli a Pdl e Lega Nord che ieri si sono tolti anche qualche sassolino dalla scarpa rispetto ai colleghi «traditori», ma duri attacchi al senatore Musso e allonorevole Mondello sono arrivati un po da tutti i sostenitori dellattuale maggioranza. Il coordinatore regionale Michele Scandroglio, riflettendo sulle dure accuse ricevute dal collega Domenico Scilipoti (lex Idv che ha sostenuto il governo), lo ha messo a confronto proprio con Gabriella Mondello che eletta con il Pdl e da sempre ammiratrice di Berlusconi, lo scorso anno passò allUdc. Lo fece alla vigilia delle elezioni regionali e riuscì in una giravolta clamorosa passando dallessere oppositrice pubblica della gestione Burlando a sostenerlo in campagna elettorale: «Quando ha scelto di passare con Casini io non ho sentito nessuno lamentarsi del suo tradimento - commenta ironico -. Anzi, fu applaudita. Segno di un doppiopesismo assoluto».
Ma tutti, ieri, se la sono presa con lastensione di Enrico Musso in Senato: ultimo atto di una storia damore molto tormentata con il Popolo della Libertà. Vado, vengo, resto, aspetto, poi decido, adesso no ma domani magari sì: il balletto sulluscita di Musso dal Pdl è durato per mesi fino alle dimissioni da partito e gruppo parlamentare. Qualcuno si aspettava che per rispetto alla lista che lo aveva candidato come primo dei senatori (e un anno prima anche come sindaco a Genova) quantomeno non partecipasse alla votazione. Lui ha respinto le accuse di tradimento dicendo che «andrebbero semmai rivolte a chi si discosta dallimpegno di programma assunto con gli elettori, e non chi denuncia lo scostamento». «Mi sembra un piccolo Bocchino - lo attacca il senatore Giorgio Bornacin, coordinatore genovese del Pdl -. Il governo porta avanti il suo programma più di quanto Musso veda. Con un minimo di coerenza, se proprio non voleva sostenere il governo, avrebbe dovuto non partecipare al voto come hanno fatto altri colleghi. Ovvio che il suo atteggiamento dimostri come il suo rapporto politico con noi sia finito e chiedo agli iscritti al Popolo della Libertà che hanno aderito alla sua Fondazione di fare delle valutazioni». Ragionamento ripreso da Michele Scandroglio per il quale «pensavo ci fosse ancora la possibilità di ragionare con Musso, credevo che la sua scelta di terzietà fosse dettata dalla volontà di unire più che dividere. Spetta al coordinamento cittadino fare delle valutazioni sulla possibilità di coinvolgerlo alle prossime amministrative ma francamente mi sembra difficile».
Ancora più duri sono stati i consiglieri regionali del Pdl che nel voto di Musso vedono «lunica nota dolente» del B day: «La presunzione e larroganza del senatore è pari solo alla sua incapacità di visione politica e al disprezzo che ha sempre dimostrato nei confronti di un partito e dei cittadini che gli hanno regalato il seggio che immeritatamente occupa a Palazzo Madama».
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