Pechino - Il passaggio della fiaccola olimpica in Tibet è stato rinviato dal Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici di Pechino (Bocog), che non ha fissato una nuova data dopo aver cancellato quelle previste del 19 e 20 giugno. Secondo alcuni organi di stampa di Hong Kong, il passaggio dalla capitale del Tibet, Lhasa, potrebbe avvenire senza preavviso, per evitare le probabili proteste, forse sabato 21 giugno.
L'annullamento del passaggio L’annullamento del passaggio della fiaccola dal Tibet era stato chiesto da alcuni gruppi di tibetani in esilio, che temono nuovi e violenti incidenti dopo la lunga serie di manifestazioni anticinesi iniziate il 10 marzo. Le autorità cinesi, e in particolare i dirigenti della Regione autonoma del Tibet, hanno respinto fino ad oggi l’idea, facendo anzi del passaggio della fiaccola da Lhasa un punto d’onore per dimostrare che la situazione è tornata alla normalità.
La staffetta della fiaccola La parte tibetana della staffetta - a parte il rapido passaggio per la vetta dell’Everest l’8 maggio, avvenuta lontano dagli occhi del pubblico e dei media - era già stata accorciata dopo il terremoto che ha colpito il 12 maggio la regione del Sichuan, che confina col Tibet e che ha una forte componente di popolazione tibetana. Da oggi fino al 19 giugno la fiaccola sarà nella Regione autonoma del Xinjiang, la regione del nordovest dove vive la minoranza nusulmana degli uighuri, dove oltre 600 tedofori la porteranno in quattro città. Solo quando sarà stata completato il giro del Xinjiang, ha detto all’Ansa un responsabile del Bocog, verrà annunciato il resto del programma.
Le proteste al passaggio Manifestazioni anticinesi sfociate a volte in violenze si sono svolte nella Regione autonoma del Tibet e nelle zone a popolazione tibetana di altre tre province a partire dal 10 marzo, anniversario della rivolta tibetana del 1959. L’ ultima manifestazione di cui si è avuta notizia certa si è svolta a Kardze, nella provincia del Sichuan, il 28 maggio ed ha portato all’ arresto di ottanta monache buddhiste. Non si conosce il numero totale degli arrestati. Secondo fonti tibetane almeno 200 persone hanno perso la vita, mentre le vittime sono state poco più di venti per il governo cinese. Da marzo il Tibet e le zone a popolazione tibetana delle altre province sono chiuse ai giornalisti e agli altri osservatori indipendenti, inclusi i turisti non cinesi.
In aprile si sono incontrati a Shenzhen, nel sud della Cina, i rappresentanti del Dalai Lama, il leader tibetano in esilio, e del governo cinese. Il secondo incontro, previsto per l’ inizio di giugno, è saltato a causa del terremoto e ancora non è stato fissato un nuovo appuntamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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