Pedofili, ispezione sul giudice che accusa la Chiesa di coprirli

«Sono assolutamente tranquillo. Le mie osservazioni sono tratte dall’esperienza». Così Pietro Forno, procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, commentava ieri pomeriggio la decisione del ministro della Giustizia di disporre nei suoi confronti una ispezione disciplinare con l’accusa di avere diffamato le gerarchie della Chiesa cattolica. Nel mirino di Angiolino Alfano, l’intervista di Forno al Giornale di giovedì scorso, nella quale il magistrato accusava i vertici della Chiesa di non avergli mai denunciato un solo prete pedofilo: «E loro - diceva Forno - sanno molte cose più di noi».
Che l’intervista di Forno non fosse destinata a passare sotto silenzio era inevitabile, vista l’asprezza di alcune considerazioni. Nelle dichiarazioni del magistrato - da quasi vent’anni a capo del pool specializzato in reati di natura sessuale - la parte urticante non era tanto quella sulla presenza di una percentuale più o meno alta di pecore nere all’interno della Chiesa, ma quella sui silenzi dell’apparato: «Secondo me non li puniscono perché li hanno scelti loro, educati loro, allevati loro, e quindi si creano dei legami di difesa, di protezione. E c’è soprattutto la paura dello scandalo».
Parole dure, che seminano lo sconcerto negli ambienti ecclesiastici. L’intervista di Forno viene letta con allarme in Vaticano, interpretata come un attacco alla Curia. Ieri mattina, il Giornale pubblica una nuova dichiarazione di Forno: «Non intendo generalizzare né criminalizzare tutta la Chiesa. Ho fatto condannare una decina di preti, mentre migliaia di sacerdoti compiono con scrupolo la loro missione. Più che la dimensione del fenomeno ad allarmarmi è l’atteggiamento delle gerarchie».
Non è sufficiente a placare l’ira del ministro, anzi. Alle 13,15 di ieri le agenzie rilanciano un comunicato di Alfano: «Lette le dichiarazioni rese ieri alla stampa dal Procuratore aggiunto di Milano dott. Forno, che ha accusato le gerarchie ecclesiastiche di coprire i sacerdoti responsabili di gravi fatti di pedofilia, considerato il carattere potenzialmente diffamatorio di tali dichiarazioni, ha dato mandato al suo ufficio ispettivo di verificare se il dott. Forno con tale condotta abbia violato i doveri di correttezza equilibrio e riserbo che devono essere particolarmente osservati nella trattazione di procedimenti delicati come quelli per reati di pedofilia, reati che vanno perseguiti con estrema decisione ma evitando pericolose generalizzazioni».
L’ispezione scatterà lunedì, e sarà gestita dagli uffici della Procura generale milanese. D’altronde non si annuncia una indagine complessa. Anche ieri Forno conferma il contenuto dell’intervista, ribadisce di «non avere mai ricevuto ostacoli nelle sue indagini», di «non voler criminalizzare la Chiesa». Ma non fa marcia indietro, non ridimensiona in nessun modo i suoi giudizi sui silenzi delle gerarchie. D’altronde, aggiunge, «poiché si tratta di indagini concluse sarò ben lieto di fornire agli ispettori tutti i chiarimenti ritenuti utili, anche sulla base della esperienza che ho maturato durante questi anni in tutte le indagini per casi di pedofilia e abuso su minori». E proprio di questo, dunque, si dovrà occupare la prima ispezione disposta da Alfano per un «reato d’opinione»: fin dove può spingersi un magistrato nell’esprimere giudizi che nascono dalla sua esperienza?
Di fronte all’impeachment di Forno, il mondo politico si spacca: plaude il Pdl (da Formigoni a Lupi a Farina), tace il Pd, mentre Idv e Comunisti prendono risolutamente le difese del diritto del procuratore aggiunto ad esprimere le sue valutazioni. Ma si spacca anche il Consiglio superiore della magistratura, dove per la prima volta trovano spazio voci favorevoli a una iniziativa disciplinare di Alfano: «Se gli ispettori hanno solo il compito di acquisire le dichiarazioni di Forno su quell'intervista, non mi pare che Alfano stia esorbitando dai suoi poteri», dice il togato del «Movimento per la giustizia» Mario Fresa.

E anche Fabio Roia, di Unicost, collega di Forno alla Procura di Milano, dice che l’iniziativa di Alfano è lecita: ma subito dopo aggiunge che «bisogna fare attenzione, perché ci si muove su un terreno delicato: quelle di Forno sono considerazioni espresse nell'ambito della libera manifestazione del pensiero, peraltro da un magistrato che si occupa da anni di abusi sessuali e pedofilia».

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