Filmava e fotografa rapporti con minori, a volte bambini di appena 5-8 anni, durante i suoi numerosi viaggi allestero, soprattutto in Madagascar e nel Sud-Est asiatico. Poi luomo, un insospettabile pensionato romano di 65 anni, caricava il «ghiotto» materiale per voyeur della pedopornografia in un sito a pagamento aperto in Veneto e accessibile alla rete solo dopo avere ottenuto una speciale password. «Nella finestra dei pedofili - spiega il capitano Luigi Mancuso, del Nucleo operativo provinciale dei carabinieri di via In Selci - ci si arrivava solo attraverso un passaparola nel web. Il sito non è visitabile direttamente. E la specificità della comunità di pedofili che intorno al sito veneziano si era creata è che ciascuna cellula era estranea allaltra. Tutti si conoscevano, ma solo via nickname. Nessuno sapeva dellidentità reale dellaltro». Dopo un anno di indagini il gip Pierfrancesco De Angelis, su richiesta del pubblico ministero Nunzia Delia, firma 40 denunce a piede libero tra lItalia e lestero (25 nel Bel Paese, 7 a Roma) e unordinanza di custodia cautelare per lex impiegato, braccato nella Capitale con una montagna di Dvd, videocassette e immagini pedopornografiche. In tutto nelloperazione, ribattezzata «Flashpoint», i militari della sezione informatica coadiuvati dalle territoriali di Lazio, Campania, Basilicata, Sardegna, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Sicilia, Trentino Alto Adige, Umbria e Veneto, nonchè dai colleghi oltreconfine di Romania, Svizzera e Slovenia, sequestrano 48 computer, 1362 filmati in Dvd, 342 in Vhs e 11 smart card fotografiche.
I carabinieri hanno analizzato gli scambi informatici scoprendo che sul sito erano stati effettuati 2707 contatti da tutta Europa.
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